Gentile, intellettuale fascista, fu uno dei principali sostenitori del concetto che “per le masse
popolari non serve la filosofia”, e che per loro va bene insegnare la
religione, nonostante lui fosse ateo. Un caposaldo della sua filosofia è
che l’elevazione dell’individuo poteva darsi solo per autoeducazione.
Gentile non credeva possibile trasmettere la scienza tramite
l’insegnamento, o almeno che questo non era possibile per la conoscenza
più elevata, quella filosofica. La sua posizione era quindi opposta a
quella della concezione comunista del mondo, quella di Gramsci, secondo la quale la verità
di una teoria è confermata da quanto le masse popolari la comprendono e
la fanno propria. I
l senso comune di chi si ritiene nel giusto e pensa
che le masse non lo comprendono, sia esso un anarchico o un revisionista
o uno della sinistra borghese, è reazionario, quindi. Se le masse non
lo comprendono questo significa che non è nel giusto.Considerare un
personaggio come don Milani, distantissimo da Gentile, che però pure
pensava che “[...] con la parola alla gente non gli si fa nulla. Sul piano
divino ci vuole la grazia e sul piano umano ci vuole l’esempio.”
("Esperienze pastorali"). Come conciliava questa affermazione con il
ruolo di educatore da lui assunto anche contro le gerarchie
ecclesiastiche?