"[...] nel periodo romantico della lotta, dello Sturm und Drang popolare, tutto l’interesse si appunta sulle armi più immediate, sui problemi di tattica, in politica e sui minori problemi culturali nel campo filosofico. Ma dal momento in cui un gruppo subalterno diventa realmente autonomo ed egemone suscitando un nuovo tipo di Stato, nasce concretamente l’esigenza di costruire un nuovo ordine intellettuale e morale, cioè un nuovo tipo di società e quindi l’esigenza di elaborare i concetti più universali, le armi ideologiche più raffinate e decisive. [...] Si può così porre la lotta per una cultura superiore autonoma; la parte positiva della lotta che si manifesta in forma negativa e polemica con gli a‑ privativi e gli anti‑ (anticlericalismo, ateismo, ecc.). Si dà una forma moderna e attuale all’umanesimo laico tradizionale che deve essere la base etica del nuovo tipo di Stato." (Antonio Gramsci, Q 11, nota 70)

martedì 7 ottobre 2014

GRAMSCI È VIVO!

Gramsci è vivo. In che senso lo spiega lui stesso in una lettera alla cognata del 24 luglio 1933 dove racconta di avere parlato per una intera notte “dell’immortalità dell’anima in un senso realistico e storicistico, cioè come una necessaria sopravvivenza delle nostre azioni utili e necessarie e come un incorporarsi di esse, all’infuori della nostra volontà, al processo storico universale […]”. Un materialista obietterebbe schiettamente che chi è morto è morto, ma, dice Marx, il difetto di ogni materialismo fino a oggi “è che l'oggetto, il reale, il sensibile è concepito solo sotto la forma di oggetto o di intuizione; ma non come attività umana sensibile, come attività pratica, non soggettivamente.” (Marx, Tesi su Feuerbach). È il fare che è reale, dice Marx. La realtà di questo fare si incorpora nel processo storico universale, dice Gramsci, nel senso che diventa parte integrante e organica del movimento comunista, perché il movimento comunista è il “processo storico universale”, perché il senso della storia procede verso la realizzazione del comunismo. Riprendere Gramsci, allora, gli obiettivi da questi perseguiti, i metodi indicati, capirli, (ri)pensarli alla luce dell’attuale crisi generale del capitalismo, significa guadagnarsi a coscienza pratica del processo storico di trasformazione rivoluzionaria, avanzare nella costruzione di una rivoluzione che non scoppia se non la si costruisce, far rinascere, più che recuperare, la partitura terorica e pratica della rivoluzione, inedita, nei paesi imperialisti. È in questo processo che Gramsci vive, rinasce. Perciò si parla non semplicemente di recupero, ma di rinascita di Gramsci.
E il parto – è noto – è cosa delicata oltre che gloriosa. La mano che guida la testa del nascituro ad affacciarsi al mondo vuole scienza e sensibilità innanzitutto. Fuor di metafora, gli strumenti che Gramsci fornisce sono indispensabili. Iniziamo a utilizzarli. È “La rinascita di Gramsci”, per l’appunto.