La Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata contro il Vaticano: il fronte ideologico
I fronti della guerra tra classi sono tre, quello economico, quello
politico e quello ideologico. In Italia, stante il lungo predominio dei
revisionisti moderni negli ultimi sessanta anni e ancora più stante il
secolare predominio della Chiesa sulla penisola, la sottovalutazione
della scienza è talmente radicata che entro la classe operaia si presta
attenzione soltanto al fronte economico e a quello politico. Da questo
derivano due piaghe che infettano il movimento comunista: l’economicismo
e l’elettoralismo.
Le battaglie sul piano ideologico sono
considerate scontri inutili: non si concepisce come ci si possa dividere
su questioni di principio. Partiti e movimenti comunisti che dedicano
tempo e risorse al dibattito ideologico effettivamente si mostrano come
dogmatici in lotta tra di loro, che si combattono per questioni di
bandiera e in questi scontri si riducono ai minimi termini e quindi
svaniscono. In realtà la battaglia sul piano ideologico è fondamentale,
perché senza teoria rivoluzionaria non c’è movimento rivoluzionario.
La battaglia tra le classi sul fronte ideologico è quindi per certi
versi la più aspra. Non è battaglia tra diverse scienze della realtà, ma
tra la scienza dei comunisti e le concezioni antiscientifiche della
borghesia e del clero. Sia il clero che la borghesia infatti escludono
che sia possibile una scienza delle attività con cui gli esseri umani
fanno la loro storia, che è appunto la scienza dei comunisti. Il clero
nega la scienza in generale. La borghesia ritiene che scienza sia solo
quella che si occupa di materie naturali, intendendo per naturali le
materie che non sono sociali (la politica, l’economia, la filosofia: su
queste materie si fanno “narrazioni”, non ricerche scientifiche)
La
negazione del carattere scientifico della scienza comunista, della
concezione comunista del mondo, della scienza delle attività con cui gli
esseri umani fanno la loro storia (le definizioni si equivalgono) da
parte di borghesia e clero non è un dibattito accademico, ma una lotta
feroce e senza risparmio di mezzi, che prevede, in casi estremi,
l’eliminazione fisica degli scienziati. Un esempio di uno scontro simile
sono i casi di Galileo, di Giordano Bruno, di Tommaso Campanella). Un
esempio più adeguato al caso nostro è proprio quello di Gramsci,
condannato a morte lenta per “impedirgli di pensare”.
La violenza
però non è sufficiente a borghesia e clero per condurre la battaglia su
questo fronte, motivo per cui si mettono in campo tutta una serie di
iniziative costanti nel tempo, miranti a imporre la concezione del mondo
della classe dominante. Uno dei versanti di questa battaglia è nel
campo della scuola, e vediamo come la Chiesa si dia da fare per
conquistare il monopolio nel campo dell’educazione. Altro campo è quello
dei mezzi di informazione. Di questi si occupa Gramsci nella Nota 49
del Quaderno 3.
“Uno studio di come è organizzata di fatto la
struttura ideologica di una classe dominante: cioè l’organizzazione
materiale intesa a mantenere, a difendere e a sviluppare il «fronte»
teorico o ideologico. La parte più ragguardevole e più dinamica di esso è
la stampa in generale: case editrici (che hanno implicito ed esplicito
un programma e si appoggiano a una determinata corrente), giornali
politici, riviste di ogni genere, scientifiche, letterarie, filologiche,
di divulgazione ecc., periodici vari fino ai bollettini parrocchiali.
Sarebbe mastodontico un tale studio se fatto su scala nazionale: perciò
si potrebbe fare per una città o per una serie di città una serie di
studi. Un capocronista di quotidiano dovrebbe avere questo studio come
traccia generale per il suo lavoro, anzi dovrebbe rifarselo per conto
proprio: quanti bellissimi capicronaca si potrebbero scrivere
sull’argomento!
La stampa è la parte più dinamica di questa
struttura ideologica, ma non la sola: tutto ciò che influisce o può
influire sull’opinione pubblica direttamente o indirettamente le
appartiene: le biblioteche, le scuole, i circoli e clubs di vario
genere, fino all’architettura, alla disposizione delle vie e ai nomi di
queste.
Non si spiegherebbe la posizione conservata dalla Chiesa
nella società moderna, se non si conoscessero gli sforzi diuturni e
pazienti che essa fa per sviluppare continuamente la sua particolare
sezione di questa struttura materiale dell’ideologia. Un tale studio,
fatto seriamente, avrebbe una certa importanza: oltre a dare un modello
storico vivente di una tale struttura, abituerebbe a un calcolo più
cauto ed esatto delle forze agenti nella società. Cosa si può
contrapporre, da parte di una classe innovatrice, a questo complesso
formidabile di trincee e fortificazioni della classe dominante? Lo
spirito di scissione, cioè il progressivo acquisto della coscienza della
propria personalità storica, spirito di scissione che deve tendere ad
allargarsi dalla classe protagonista alle classi alleate potenziali:
tutto ciò domanda un complesso lavoro ideologico, la prima condizione
del quale è l’esatta conoscenza del campo da svuotare del suo elemento
di massa umana.”
Gramsci spiega l’importanza che la Chiesa
attribuisce alla battaglia sul fronte ideologico, (di cui un aspetto è
convincere le masse popolari e anche i comunisti che una battaglia del
genere non esiste). Si tratta di battaglia che i comunisti affrontano
con la guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata. Quello teorico e
ideologico è un fronte di questa guerra, e la classe dominante ha un
“complesso formidabile di trincee e fortificazioni”. Chi nel movimento
comunista si occupa di formazione ideologica ha da rendersi conto che il
lavoro con il quale fa apprendere, assimilare e applicare la concezione
comunista del mondo è guerra popolare. Se non se ne rende conto il suo
lavoro è pedante, dogmatico, retorico, sterile.
Questo è
particolarmente vero nel centro del potere del Vaticano, e cioè a Roma.
Fare battaglia sul fronte teorico a Roma, elaborare scientificamente
l’esperienza scientifica della lotta di classe, insegnare la teoria
rivoluzionaria, richiede il massimo della padronanza della concezione
comunista del mondo, insieme alla consapevolezza che tale concezione,
per quanto il complesso del nemico è “formidabile”, vince perché il
nemico sta in piedi con la rigidità di un paralitico (Gramsci, Quaderno
20, paragrafo 4).
Questa concezione comunista del mondo è qui
chiamata “coscienza della propria personalità storica”, che avviene per
scissione, che è non solo scissione rispetto alle concezioni dominanti,
quella clericale e quella borghese, ma anche lotta tra due linee nel
nostro campo, nel partito, e tra i dirigenti del partito in primis, e
precisamente lotta tra chi comprende che quello ideologico è un fronte
della guerra popolare e chi invece lo sottovaluta, lo considera studio
al modo in cui si studia nelle università borghesi, lo pone come
secondario rispetto all’essere nelle lotte nelle piazze e nelle
fabbriche, lo fa se e quando avanza tempo, alla fine, e non all’inizio
di una attività.
Questa concezione comunista del mondo deve poi
estendersi dalla classe protagonista (leggi “classe operaia”) alle
“classi alleate potenziali” (leggi “altre classi proletarie e classi non
proletarie delle masse popolari”). La classe operaia che ha come testa
il partito deve fare in modo che le altre classi si scindano da quella
dominante: questo è creare le condizioni per il Governo di Blocco
Popolare, ed è un processo pratico, un processo di guerra popolare. È
anche un processo di lotta ideologica, perché le Organizzazioni Operaie e
Popolari avanzano quanto più conquistano autonomia ideologica,
comprendono la loro forza, e che non sono i padroni a essere forti.
Questa è cosa da dimostrare nella pratica, ma anche da insegnare. Qui
torna la questione degli insegnanti, del fatto che un partito deve darsi
un corpo di insegnanti che conducono l’insegnamento come si conduce una
guerra, in modo rigoroso, attento, convinto, e che questo nucleo deve
essere attivo come scuola, deve organizzarsi come scuola.
Infine ci
vuole la “esatta conoscenza del campo da svuotare del suo elemento di
massa umana”. Bisogna conoscere esattamente il campo per riuscire a
distogliere da esso le masse, visto che molteplici sono i legami che ve
le trattengono.