Il termine di
"catarsi". Si può impiegare il termine di "catarsi" per
indicare il passaggio dal momento meramente economico (o
egoistico-passionale) al momento etico-politico, cioè l‘elaborazione
superiore della struttura in superstruttura nella coscienza degli uomini. Ciò
significa anche il passaggio dall‘"oggettivo al soggettivo" e dalla
"necessità alla libertà". La struttura da forza esteriore che
schiaccia l‘uomo, lo assimila a sé, lo rende passivo, si trasforma in mezzo
di libertà, in strumento per creare una nuova forma etico-politica, in
origine di nuove iniziative. La fissazione del momento "Catartico"
diventa, così, il punto di partenza per tutta la filosofia della praxis.
il processo catartico coincide con
la catena di sintesi che sono risultato dello svolgimento dialettico. eE'
bene ricordare i due punti tra cui oscilla questo processo: nessuna società
si pone compiti per la cui soluzione non esistano già o siano in via di
apparizione le condizioni necessarie e sufficienti; nessuna società perisce
prima di aver espresso tutto il suo contenuto potenziale.
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“Catarsi” significa che in questa
epoca noi lasciamo alle spalle millenni di oppressione e conquistiamo la
libertà, costruiamo la libertà e nessuno può impedirlo. Non siamo più schiavi
dell’economia, dall’assillo di procurarci da vivere che rende l’umanità
schiava fin dai tempi della preistoria. Non decideremo più seguendo gli
obblighi che le leggi economiche impongono, ma noi imporremo le leggi del
comportamento collettivo, le leggi politiche e del comportamento individuale,
le leggi etiche. Questo significa che è il soggetto a decidere, che è la
classe operaia, che sono le masse popolari a farlo e non più una classe di
sfruttatori, che impone le sue leggi come fossero "leggi oggettive”. I
modi di produzione che si sono susseguiti fino a oggi sono stati la
struttura delle società divise in classi e noi siamo stati schiacciati,
resi passivi, schiavi, servi, operai assorbiti in un meccanismo estraneo.
Oggi pero questa struttura si è evoluta in maniera tale che il carattere
collettivo delle forze produttive non rende più necessaria la divisione in
classi, cioè la proprietà privata dei mezzi di produzione. Questa struttura,
da sistema di oppressione qual è stata, si converte, oggi, in strumento di
liberazione. Ci spinge a liberarci. In un certo senso ci impone di farlo.
Essere liberi è ormai un dovere!
Questa condizione, che si realizza nella metà dell’Ottocento, fa sorgere il
movimento comunista cosciente e organizzato. La pubblicazione de Il
Manifesto del Partito comunista di Marx ed Engels, nel 1848, il primo
atto.
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Diciamo in questa breve nota di
"catarsi" facendo riferimento alla Introduzione alla critica
dell’economia politica di Marx: «Una formazione sociale non perisce, prima
che non siano sviluppate tutte le forze produttive per le quali essa è ancora
sufficiente e nuovi più alti rapporti di produzione non ne abbiano preso il
posto, prima che le condizioni materiali di esistenza di questi ultimi siano
state covate nel seno stesso della vecchia società. Perciò l’umanità si pone
sempre solo quei compiti che essa può risolvere; se si osserva con più
accuratezza si troverà sempre che il compito stesso sorge solo dove le
condizioni materiali della sua risoluzione esistono già o almeno sono nel
processo del loro divenire»
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