"[...] nel periodo romantico della lotta, dello Sturm und Drang popolare, tutto l’interesse si appunta sulle armi più immediate, sui problemi di tattica, in politica e sui minori problemi culturali nel campo filosofico. Ma dal momento in cui un gruppo subalterno diventa realmente autonomo ed egemone suscitando un nuovo tipo di Stato, nasce concretamente l’esigenza di costruire un nuovo ordine intellettuale e morale, cioè un nuovo tipo di società e quindi l’esigenza di elaborare i concetti più universali, le armi ideologiche più raffinate e decisive. [...] Si può così porre la lotta per una cultura superiore autonoma; la parte positiva della lotta che si manifesta in forma negativa e polemica con gli a‑ privativi e gli anti‑ (anticlericalismo, ateismo, ecc.). Si dà una forma moderna e attuale all’umanesimo laico tradizionale che deve essere la base etica del nuovo tipo di Stato." (Antonio Gramsci, Q 11, nota 70)

domenica 15 febbraio 2015

GRAMSCI OGGI: NOTA SULL'IMPORTANZA DELLA TEORIA. OVVERO DELLA FILOSOFIA COME PRAXIS


Gramsci scrive:

"Il problema più importante da discutere in questo paragrafo è questo: se la filosofia della praxis escluda la storia etico-politica, cioè non riconosca la realtà di un momento dell‘egemonia, non dia importanza alla direzione culturale e morale e giudichi realmente come "apparenze" i fatti di superstruttura. Si può dire che non solo la filosofia della praxis non esclude la storia etico-politica, ma che anzi la fase più recente di sviluppo di essa consiste appunto nella rivendicazione del momento dell’egemonia come essenziale nella sua concezione statale e nella "valorizzazione" del fatto culturale, dell’attività culturale, di un fronte culturale come necessario accanto a quelli meramente economici e meramente politici." (Q10, paragrafo 1)

Il suo è uno scrivere da prigioniero, quindi sotto censura, quindi non può parlare chiaro. Inoltre scrive più di settanta anni fa: oggi abbiamo maggiori strumenti per comprendere meglio quello che vuole dire e per spiegarlo.

La traduzione di quello che Gramsci vuole dire è quella che segue:

"Il problema principale (quello da cui partire) in questo momento è questo: se il marxismo escluda la necessità di una riforma intellettuale e morale, cioè non riconosca questo come un momento reale della guerra per la conquista del poteregiudichi le questioni di carattere ideologico, l’elaborazione scientifica dell’esperienza della lotta di classe, la teoria rivoluzionaria in generale e le direttrici che si sintetizzano in “imparare a pensare”, “imparare a dirigere”, “insegnare a pensare” come ‘aria fritta’, ‘seghe mentali’, ‘filosofia’ nel senso di perdita di tempo a fronte del fatto che l’importante è la lotta, è la lotta, è la lotta. Si può dire che non solo il marxismo non esclude tutto questo, ma la sua evoluzione (“recente”, per Gramsci) è il leninismo. Del resto è lo stesso Lenin a dire “non c’è movimento rivoluzionario senza teoria rivoluzionaria” e senza teoria rivoluzionaria non c’è partito, senza partito non c’è conquista del potere e quindi non c’è lo Stato socialista. 
Questo vuol dire affermare che il potere è direzione dell’attività pratica delle masse popolari e che questa direzione comporta “la  conquista del cuore e della mente delle masse popolari” (Manifesto Programma del (nuovo)PCI, p. 203). Dobbiamo, quindi, occuparci non solo di questioni economiche e politiche, ma anche di questioni teoriche.    

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