Gramsci scrive:
"Il problema più importante da
discutere in questo paragrafo è questo: se la
filosofia della praxis escluda la storia etico-politica, cioè non
riconosca la realtà di un momento dell‘egemonia, non dia importanza
alla direzione culturale e morale e giudichi realmente come
"apparenze" i fatti di superstruttura. Si può dire che non
solo la filosofia della praxis non esclude la storia etico-politica, ma che
anzi la fase più recente di sviluppo di essa consiste appunto nella rivendicazione
del momento dell’egemonia come essenziale nella sua concezione statale e
nella "valorizzazione" del fatto culturale, dell’attività culturale,
di un fronte culturale come necessario accanto a quelli meramente economici e
meramente politici." (Q10, paragrafo 1)
Il suo è uno scrivere da prigioniero, quindi sotto
censura, quindi non può parlare chiaro. Inoltre scrive più di settanta anni fa:
oggi abbiamo maggiori strumenti per comprendere meglio quello che vuole dire e
per spiegarlo.
La traduzione di quello che Gramsci vuole dire è
quella che segue:
"Il problema principale (quello
da cui partire) in questo momento è questo: se il
marxismo escluda la necessità di una riforma intellettuale e morale,
cioè non riconosca questo come un momento reale della guerra per la
conquista del potere e giudichi le questioni di carattere
ideologico, l’elaborazione scientifica dell’esperienza della lotta di classe,
la teoria rivoluzionaria in generale e le direttrici che si sintetizzano in
“imparare a pensare”, “imparare a dirigere”, “insegnare a pensare” come ‘aria
fritta’, ‘seghe mentali’, ‘filosofia’ nel senso di perdita di tempo
a fronte del fatto che l’importante è la lotta, è la lotta, è la lotta. Si può
dire che non solo il marxismo non esclude tutto questo, ma la sua evoluzione
(“recente”, per Gramsci) è il leninismo. Del resto è lo stesso Lenin a dire “non
c’è movimento rivoluzionario senza teoria rivoluzionaria” e senza teoria
rivoluzionaria non c’è partito, senza partito non c’è conquista del potere e
quindi non c’è lo Stato socialista.
Questo vuol dire affermare che il potere è direzione
dell’attività pratica delle masse popolari e che questa direzione comporta
“la conquista del cuore e della mente delle masse popolari” (Manifesto
Programma del (nuovo)PCI, p. 203). Dobbiamo, quindi, occuparci non solo di
questioni economiche e politiche, ma anche di questioni
teoriche.
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