La critica di Gramsci all’autoperfezionamento e il lavoro esterno come misura della qualità del lavoro interno
Contributo della Commissione Rinascita Gramsci alla discussione dei documenti per il IV° Congresso del Partito dei CARC
Autoperfezionamento
è illusione di preservarsi mentre il mondo va a rotoli, per presunte
qualità personali che ci distinguono dagli altri e che ci dedichiamo ad
affinare.
Nella Tesi 90 del Terzo Congresso del Partito dei CARC
(novembre 2012) diciamo che il processo di “Critica, Autocritica e
Trasformazione serve a elevare la qualità della nostra concezione e del
nostro metodo di lavoro per condurre la lotta per il socialismo. Non è
un processo di autoperfezionamento fine a se stesso. I risultati della
CAT si verificano nella pratica, nell’azione concreta dei compagni e
degli organismi.”
Il nuovo PCI scrive. “Ogni compagno e organismo
impegnato a compiere la sua riforma morale e intellettuale deve darsi
vari obiettivi particolari, in conformità al suo stato e alle sue
caratteristiche. Ma la sintesi degli obiettivi che si dà consiste nel
rendersi più capace di condurre la Guerra Popolare Rivoluzionaria
svolgendo i compiti che il Partito gli assegna. Senza questa sintesi, la
riforma morale e intellettuale devia nell’autoperfezionamento: la
riforma morale scade nel moralismo (perseguire regole di condotta e
valori arbitrariamente elevati ad assoluti perché astraggono dal
processo storico a cui il compagno e l’organismo partecipano) e la
riforma intellettuale scade in studiare per sapere (accademiae d
eclettismo).” (La Voce del nuovo Pci, n. 48, p. 13)
Questo
significa che il miglioramento di ciascuno di noi è un processo
collettivo e che si misura nel collettivo. Il collettivo è il partito.
Tutto questo è sintetizzato nella seguente formula della Risoluzione n. 2
del IV° Congresso P.CARC (Il lavoro interno del P.CARC e la riforma morale e intellettuale dei comunisti):
“Il successo del lavoro esterno del Partito dei CARC (P.CARC) è la conferma e la misura della bontà del suo lavoro interno.”
La
formula è articolata nell’affermazione per cui “gli avanzamenti nella
riforma morale eintellettuale di un compagno si misurano sulla base
dell’elevazione della sua azione nel lavoro interno ed esterno in
funzione del nostro piano d’azione.”
Riforma morale e
intellettuale dei comunisti è trasformazione della loro concezione,
mentalità e in una certa misura anche della personalità. La personalità
secondo la concezione clericale e secondo la concezione borghese del
mondo non è modificabile, mentre secondo la concezione comunista del
mondo lo è. Gramsci lo conferma, e indica come la personalità si crea e
si modifica:
“Si crea la propria personalità:
1) dando un indirizzo determinato e concreto ("razionale") al proprio impulso vitale o volontà;
2) identificando i mezzi che rendono tale volontà concreta e determinata e non arbitraria;
3)
contribuendo a modificare l‘insieme delle condizioni concrete che
realizzano questa volontà nella misura dei propri limiti di potenza e
nella forma più fruttuosa.
L‘uomo è da concepire come un blocco
storico di elementi puramente individuali e soggettivi e di elementi di
massa e oggettivi o materiali coi quali l‘individuo è in rapporto
attivo. Trasformare il mondo esterno, i rapporti generali, significa
potenziare se stesso, sviluppare se stesso. Che il "miglioramento" etico
sia puramente individuale è illusione ed errore: la sintesi degli
elementi costitutivi dell‘individualità è "individuale", ma essa non si
realizza e sviluppa senza un‘attività verso l‘esterno, modificatrice dei
rapporti esterni, da quelli verso la natura a quelli verso gli altri
uomini in vari gradi, nelle diverse cerchie sociali in cui si vive, fino
al rapporto massimo, che abbraccia tutto il genere umano. Perciò si può
dire che l‘uomo è essenzialmente "politico", poiché l‘attività per
trasformare e dirigere coscientemente gli altri uomini realizza la sua
"umanità", la sua "natura umana". (Quaderno 10, § 48)
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