"[...] nel periodo romantico della lotta, dello Sturm und Drang popolare, tutto l’interesse si appunta sulle armi più immediate, sui problemi di tattica, in politica e sui minori problemi culturali nel campo filosofico. Ma dal momento in cui un gruppo subalterno diventa realmente autonomo ed egemone suscitando un nuovo tipo di Stato, nasce concretamente l’esigenza di costruire un nuovo ordine intellettuale e morale, cioè un nuovo tipo di società e quindi l’esigenza di elaborare i concetti più universali, le armi ideologiche più raffinate e decisive. [...] Si può così porre la lotta per una cultura superiore autonoma; la parte positiva della lotta che si manifesta in forma negativa e polemica con gli a‑ privativi e gli anti‑ (anticlericalismo, ateismo, ecc.). Si dà una forma moderna e attuale all’umanesimo laico tradizionale che deve essere la base etica del nuovo tipo di Stato." (Antonio Gramsci, Q 11, nota 70)

domenica 8 gennaio 2017

AUTOCRITICA

Ieri ho messo su questo blog e da qualche altra parte una vignetta in cui faccio una battuta su un fenomeno diffuso tra le masse popolari, e cioè il disprezzo per lo studiare. Ho fatto un errore. Si tratta di un fenomeno che non deve essere liquidato con una battuta su quello che è scappato detto a qualcuno. Anche questo disprezzo per lo studio va capito. Se lo si capisce, si impara che non è disprezzo per lo studio in generale: non è lo studio in generale che si disprezza, ma lo studiare per fare la rivoluzione, perché si pensa che la rivoluzione scoppierà, che non è una cosa da costruire, e perciò studiare non serve. Ci sono infatti quelli che disprezzano questo studio ma apprezzano gli studi di vario genere che si fanno nelle università borghesi, e magari parecchi di loro dedicano parecchio tempo a studiare in quelle università. 
Anche nel Partito dei CARC abbiamo avuto questo problema, e in parte ce lo abbiamo ancora. Abbiamo avuto addirittura insegnanti della scienza che la Carovana del (nuovo)PCI ha elaborato a partire dagli anni Ottanta, dalle pubblicazioni del Coordinamento Nazionale dei Comitati contro la Repressione al primo numero di Rapporti Sociali scritto nel 1985 nel carcere di Belluno, insegnanti che con molta probabilità hanno alimentato questo disprezzo per lo studio. Tutto questo noi lo stiamo apprendendo in questi ultimi anni, e si tratta di insegnamenti veramente preziosi, da condividere, e da usare come armi verso il nemico di classe. Non sono insegnamenti che si possono ridurre in una battuta su quello che ha detto qualcuno. 
Questa autocritica assumerà valore quanto più avanziamo nel bilancio del lavoro di formazione che il Partito ha fatto in Campania a partire dal 2010, e quanto più togliamo il terreno ai modi di pensare e ai sentimenti che la sinistra borghese diffonde tra le masse popolari, come il parlare di rivoluzione senza dire come farla, e soprattutto il dire che la rivoluzione socialista non è possibile, quanto più alimentiamo tra le masse popolari la passione di imparare come si fa a trasformare il mondo.  

Paolo Babini
Commissione Gramsci del Partito dei CARC

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