Gramsci mentre era in carcere ha scritto
i Quaderni, famosi in tutto il mondo, e in questi quaderni una volta ha parlato
di casematte. Ne parlò per dire che sbagliavano tutti quelli che pensavano di
abbattere gli Stati borghesi con un colpo di mano, con una insurrezione, con lo
scoppiare della rivoluzione, perché “lo Stato era solo una trincea avanzata,
dietro cui stava una robusta catena di fortezze e di casematte.” (Quaderno 7,
Nota 16) Gramsci voleva avvertire che una volta sfondata la trincea, dietro ci
stavano forze nemiche ben più difficili da conquistare. Ora a Napoli è stato
costituito un organismo che si chiama Laboratorio Comunista Casamatta (LCC), e
immaginiamo si riferisca a questa unica parola usata da Gramsci (a cosa altro?)
anche se non vediamo che tipo di ragionamento hanno fatto per scegliere proprio
questo nome. Dicono che sono comunisti, e quindi non possono essere una
casamatta che sta dietro la trincea e che difende il potere statale, giusto?
Certo, tentare di capire certe cose fa venire il mal di testa.
In ogni caso, dato che se non siamo
smentiti, è a Gramsci che si riferiscono, noi, come Commissione Gramsci del
P.CARC, ce ne occupiamo e ce ne occuperemo.
Ad esempio, noi diciamo che il comunismo
è il nostro futuro, e Laboratorio Comunista Casamatta di Napoli dice che
facciamo proclami, che lanciamo slogan. Si riferiscono a chi viaggia nella
Carovana del (nuovo)PCI, e quindi anche al P.CARC, che sarebbero quelli delle
“roboanti parole” di cui parlano nel loro documento in cui annunciano la loro
costituzione. In realtà non siamo parolai esaltati, ma ricercatori seri. Quando
diciamo che il comunismo è il nostro futuro lo diciamo perché lo abbiamo
scoperto dopo ricerche lunghe decenni, condotte anche nelle carceri del nemico
(nelle sue “fortezze”, per dirla alla Gramsci) che ha cercato invano di
fermarci con la repressione. Ora, siccome questa scoperta infonde fiducia ed
entusiasmo, da un lato è nostro dovere e piacere comunicarlo al maggior numero
di interessati e interessate, dall’altro contrastiamo quelli che negano questa
verità sulla base di considerazioni dettate da ignoranza, da superficialità,
quando non addirittura da malafede. Sulla materia ecco un articolo da Resistenza
del marzo 2011. Alcuni di questo Casamatta allora erano nel Partito dei
CARC. Pensavano anche allora che fossimo roboanti? Perché non ce l’hanno detto?
“Si
mettano l’anima in pace i padroni, i loro politicanti i loro scribacchini: il
comunismo è tutt’altro che morto!
Perchè,
prima di essere un ideale, un’aspirazione e un progetto, il comunismo, è “il
movimento di superamento dello stato di cose presenti”, come avevano indicato
Marx ed Engels già nel 1848.
- In 160 anni l’umanità ha fatto in tutto il
mondo passi da gigante verso il comunismo. Più precisamente nella creazione
delle condizioni oggettive del comunismo: il sistema economico collettivo, su
scala non solo nazionale ma mondiale creato dal capitalismo stesso.
-
La borghesia imperialista ha enormemente centralizzato a livello mondiale i
mezzi e le condizioni della produzione facendone un patrimonio sociale: una
parte della società (un lavoratore, un reparto, una singola azienda) funziona
solo se le altre funzionano anch’esse. Ogni azienda si avvale dell’opera
organizzata e coordinata di migliaia, centinaia di migliaia di lavoratori.
Ognuno di essi deve contribuire con una certa iniziativa e collaborazione.
- La quantità e qualità delle ricchezze
prodotte non dipendono più dalle capacità e dagli sforzi del singolo
lavoratore, ma “dall’insieme organizzato dei lavoratori, dal collettivo
nell’ambito del quale l’individuo lavora, dai mezzi di produzione di cui questo
collettivo dispone, dalle condizioni in cui lavora, dalla combinazione dei vari
collettivi di lavoratori, dal patrimonio scientifico e tecnico che la società
impiega nella produzione e da altri elementi sociali” (dal Manifesto-Programma
del (nuovo)Partito comunista italiano).
- Si sono sviluppate, nella popolazione dei
paesi imperialisti, le condizioni e l’abitudine a svolgere un gran numero di
attività non per soldi, ma come volontariato, per l’utilità sociale che hanno,
per passione. Si è diffusa tra le masse popolari l’esperienza
dell’autorganizzazione, cioè dell’organizzazione non promossa e diretta
dall’agente del capitalista né dal funzionario del suo Stato.
- La prima ondata della Rivoluzione Proletaria
mondiale e i primi paesi socialisti hanno lasciato tracce profonde nella
società attuale, è diventato intollerabile, almeno nei paesi più sviluppati,
che le persone non dispongano di assistenza sanitaria, istruzione e di altri
servizi sociali secondo i loro bisogni.
Sono
tutti aspetti della futura società che già esistono e spingono per spezzare le
catene in cui le relazioni capitaliste le stringono. Ecco perché è inevitabile
che gli uomini e le donne instaurino una società che produce e distribuisce i
suoi prodotti secondo un piano elaborato e attuato con la massima
collaborazione e integrazione possibile con analoghi piani di altri paesi, che
ha come obiettivo il massimo benessere materiale e spirituale della
popolazione, la riduzione della fatica e la tutela dell’ambiente, che si attua
con la partecipazione attiva di tutti i lavoratori al massimo livello di cui ognuno
è capace: il comunismo, appunto, di cui il socialismo è la prima tappa.
Sono
tutti aspetti che per diventare fattori di costruzione della nuova società
hanno bisogno che la direzione della società sia tolta ai padroni, ai ricchi,
al clero e alle loro autorità e sia assunta dalla classe operaia tramite la sua
avanguardia organizzata in partito comunista: hanno bisogno cioè della
rivoluzione socialista.
Alla lotta, abbiamo un mondo
da conquistare!
La
marcia degli uomini e delle donne verso il comunismo è inevitabile: è lo sbocco
del cammino che l’umanità sta compiendo, la soluzione alla crisi in cui siamo
immersi, la condizione per riprendere ogni cammino di progresso e civiltà. Il comunismo è il nostro futuro!” (Resistenza, n. 3, marzo 2011, in http://www.carc.it/wp-content/uploads/2016/07/RE0311_web.pdf)
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