"[...] nel periodo romantico della lotta, dello Sturm und Drang popolare, tutto l’interesse si appunta sulle armi più immediate, sui problemi di tattica, in politica e sui minori problemi culturali nel campo filosofico. Ma dal momento in cui un gruppo subalterno diventa realmente autonomo ed egemone suscitando un nuovo tipo di Stato, nasce concretamente l’esigenza di costruire un nuovo ordine intellettuale e morale, cioè un nuovo tipo di società e quindi l’esigenza di elaborare i concetti più universali, le armi ideologiche più raffinate e decisive. [...] Si può così porre la lotta per una cultura superiore autonoma; la parte positiva della lotta che si manifesta in forma negativa e polemica con gli a‑ privativi e gli anti‑ (anticlericalismo, ateismo, ecc.). Si dà una forma moderna e attuale all’umanesimo laico tradizionale che deve essere la base etica del nuovo tipo di Stato." (Antonio Gramsci, Q 11, nota 70)

venerdì 6 gennaio 2017

LABORATORIO COMUNISTA CASAMATTA E LE ROBOANTI PAROLE

Gramsci mentre era in carcere ha scritto i Quaderni, famosi in tutto il mondo, e in questi quaderni una volta ha parlato di casematte. Ne parlò per dire che sbagliavano tutti quelli che pensavano di abbattere gli Stati borghesi con un colpo di mano, con una insurrezione, con lo scoppiare della rivoluzione, perché “lo Stato era solo una trincea avanzata, dietro cui stava una robusta catena di fortezze e di casematte.” (Quaderno 7, Nota 16) Gramsci voleva avvertire che una volta sfondata la trincea, dietro ci stavano forze nemiche ben più difficili da conquistare. Ora a Napoli è stato costituito un organismo che si chiama Laboratorio Comunista Casamatta (LCC), e immaginiamo si riferisca a questa unica parola usata da Gramsci (a cosa altro?) anche se non vediamo che tipo di ragionamento hanno fatto per scegliere proprio questo nome. Dicono che sono comunisti, e quindi non possono essere una casamatta che sta dietro la trincea e che difende il potere statale, giusto? Certo, tentare di capire certe cose fa venire il mal di testa.
In ogni caso, dato che se non siamo smentiti, è a Gramsci che si riferiscono, noi, come Commissione Gramsci del P.CARC, ce ne occupiamo e ce ne occuperemo.
Ad esempio, noi diciamo che il comunismo è il nostro futuro, e Laboratorio Comunista Casamatta di Napoli dice che facciamo proclami, che lanciamo slogan. Si riferiscono a chi viaggia nella Carovana del (nuovo)PCI, e quindi anche al P.CARC, che sarebbero quelli delle “roboanti parole” di cui parlano nel loro documento in cui annunciano la loro costituzione. In realtà non siamo parolai esaltati, ma ricercatori seri. Quando diciamo che il comunismo è il nostro futuro lo diciamo perché lo abbiamo scoperto dopo ricerche lunghe decenni, condotte anche nelle carceri del nemico (nelle sue “fortezze”, per dirla alla Gramsci) che ha cercato invano di fermarci con la repressione. Ora, siccome questa scoperta infonde fiducia ed entusiasmo, da un lato è nostro dovere e piacere comunicarlo al maggior numero di interessati e interessate, dall’altro contrastiamo quelli che negano questa verità sulla base di considerazioni dettate da ignoranza, da superficialità, quando non addirittura da malafede. Sulla materia ecco un articolo da Resistenza del marzo 2011. Alcuni di questo Casamatta allora erano nel Partito dei CARC. Pensavano anche allora che fossimo roboanti? Perché non ce l’hanno detto?
“Si mettano l’anima in pace i padroni, i loro politicanti i loro scribacchini: il comunismo è tutt’altro che morto!
Perchè, prima di essere un ideale, un’aspirazione e un progetto, il comunismo, è “il movimento di superamento dello stato di cose presenti”, come avevano indicato Marx ed Engels già nel 1848.
 - In 160 anni l’umanità ha fatto in tutto il mondo passi da gigante verso il comunismo. Più precisamente nella creazione delle condizioni oggettive del comunismo: il sistema economico collettivo, su scala non solo nazionale ma mondiale creato dal capitalismo stesso.
- La borghesia imperialista ha enormemente centralizzato a livello mondiale i mezzi e le condizioni della produzione facendone un patrimonio sociale: una parte della società (un lavoratore, un reparto, una singola azienda) funziona solo se le altre funzionano anch’esse. Ogni azienda si avvale dell’opera organizzata e coordinata di migliaia, centinaia di migliaia di lavoratori. Ognuno di essi deve contribuire con una certa iniziativa e collaborazione.
 - La quantità e qualità delle ricchezze prodotte non dipendono più dalle capacità e dagli sforzi del singolo lavoratore, ma “dall’insieme organizzato dei lavoratori, dal collettivo nell’ambito del quale l’individuo lavora, dai mezzi di produzione di cui questo collettivo dispone, dalle condizioni in cui lavora, dalla combinazione dei vari collettivi di lavoratori, dal patrimonio scientifico e tecnico che la società impiega nella produzione e da altri elementi sociali” (dal Manifesto-Programma del (nuovo)Partito comunista italiano).
 - Si sono sviluppate, nella popolazione dei paesi imperialisti, le condizioni e l’abitudine a svolgere un gran numero di attività non per soldi, ma come volontariato, per l’utilità sociale che hanno, per passione. Si è diffusa tra le masse popolari l’esperienza dell’autorganizzazione, cioè dell’organizzazione non promossa e diretta dall’agente del capitalista né dal funzionario del suo Stato.
 - La prima ondata della Rivoluzione Proletaria mondiale e i primi paesi socialisti hanno lasciato tracce profonde nella società attuale, è diventato intollerabile, almeno nei paesi più sviluppati, che le persone non dispongano di assistenza sanitaria, istruzione e di altri servizi sociali secondo i loro bisogni.
Sono tutti aspetti della futura società che già esistono e spingono per spezzare le catene in cui le relazioni capitaliste le stringono. Ecco perché è inevitabile che gli uomini e le donne instaurino una società che produce e distribuisce i suoi prodotti secondo un piano elaborato e attuato con la massima collaborazione e integrazione possibile con analoghi piani di altri paesi, che ha come obiettivo il massimo benessere materiale e spirituale della popolazione, la riduzione della fatica e la tutela dell’ambiente, che si attua con la partecipazione attiva di tutti i lavoratori al massimo livello di cui ognuno è capace: il comunismo, appunto, di cui il socialismo è la prima tappa.
Sono tutti aspetti che per diventare fattori di costruzione della nuova società hanno bisogno che la direzione della società sia tolta ai padroni, ai ricchi, al clero e alle loro autorità e sia assunta dalla classe operaia tramite la sua avanguardia organizzata in partito comunista: hanno bisogno cioè della rivoluzione socialista.
Alla lotta, abbiamo un mondo da conquistare!
La marcia degli uomini e delle donne verso il comunismo è inevitabile: è lo sbocco del cammino che l’umanità sta compiendo, la soluzione alla crisi in cui siamo immersi, la condizione per riprendere ogni cammino di progresso e civiltà. Il comunismo è il nostro futuro!” (Resistenza, n. 3, marzo 2011, in http://www.carc.it/wp-content/uploads/2016/07/RE0311_web.pdf)

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