"[...] nel periodo romantico della lotta, dello Sturm und Drang popolare, tutto l’interesse si appunta sulle armi più immediate, sui problemi di tattica, in politica e sui minori problemi culturali nel campo filosofico. Ma dal momento in cui un gruppo subalterno diventa realmente autonomo ed egemone suscitando un nuovo tipo di Stato, nasce concretamente l’esigenza di costruire un nuovo ordine intellettuale e morale, cioè un nuovo tipo di società e quindi l’esigenza di elaborare i concetti più universali, le armi ideologiche più raffinate e decisive. [...] Si può così porre la lotta per una cultura superiore autonoma; la parte positiva della lotta che si manifesta in forma negativa e polemica con gli a‑ privativi e gli anti‑ (anticlericalismo, ateismo, ecc.). Si dà una forma moderna e attuale all’umanesimo laico tradizionale che deve essere la base etica del nuovo tipo di Stato." (Antonio Gramsci, Q 11, nota 70)

martedì 17 gennaio 2017

L’OCCUPAZIONE DELLA SCUOLA SCHIPA



STUDIAMO LA STORIA. 17 NOVEMBRE 2011, L’OCCUPAZIONE DELLA SCUOLA SCHIPA.

Nella assemblea tenuta il 12 gennaio all’ex Asilo Filangieri di Napoli, e di cui c’è resoconto in questo blog, molti hanno parlato della necessità che i giovani conoscano la storia. Ecco un passaggio importante della storia della lotta di classe a Napoli, l’occupazione della scuola Schipa di Napoli, che ricordiamo con il comunicato dell’epoca della Segreteria federale del Partito dei CARC.

"Il nostro partito ha lanciato la proposta di questa occupazione in un’assemblea pubblica della rete antifascista: l’ex scuola Schipa, infatti,  era già stata occupata dal movimento antifascista napoletano come avamposto di lotta contro Casa Pound due anni fa, lo sgombero fu il prezzo pagato per la cacciata di Casa Pound dal quartiere,  quindi questa nuova occupazione è ancora più significativa.
Alla nostra proposta, che ha il carattere inclusivo e lo spirito del coordinamento delle forze che si battono per non pagare la crisi dei padroni, ha aderito con slancio ed entusiasmo il collettivo ZERO, con loro abbiamo costituito un comitato popolare, il Comitato casa bene comune. Nel giro di un mese, il 17 novembre, al termine di una giornata di lotta e mobilitazione, abbiamo occupato.
Attualmente lo stabile è abitato da 5 nuclei familiari e da vari studenti che si sono liberati della precarietà abitativa, il nostro partito usa una stanza per attività politica, un’altra ospita il comitato Casa bene comune  e altre realtà e attività sociali.
Non chiediamo  l’elemosina all’Amministrazione, ma vogliamo contribuire a dare una linea politica a chi si batte per far fronte praticamente agli effetti della crisi, al di là dei proclami e della demagogia. Per questo abbiamo organizzato un’assemblea pubblica per discutere, scambiare esperienze, progettare lo sviluppo dell’iniziativa: oltre a tutte le realtà di lotta napoletane abbiamo invitato i compagni di Roma, che hanno storiche esperienze nella lotta per la casa, come Action, Puzzle, Point Break e Blocchi Precari Metropolitani; abbiamo invitato anche i rappresentanti istituzionali, l’Assessore alle politiche sociali D’Angelo, quello ai Beni comuni Lucarelli e il Presidente della municipalità Chirico. L’assemblea ha visto una buona partecipazione delle realtà di quartiere e il dibattito sviluppatosi grazie ai contributi dei compagni romani è stato importante per comprendere come questa esperienza può essere consolidata e sviluppata. L’assenza degli esponenti dell’Amministrazione e delle istituzioni, eccezion fatta per il consigliere del PRC Arnaldo Maurino, è un segnale che la giunta De Magistris è ancora poco disponibile a relazionarsi direttamente con chi promuove la mobilitazione popolare per dare soluzioni reali ai problemi che attanagliano i proletari di Napoli.
Il Comitato casa bene comune ha aperto uno sportello che raccoglie e vaglia le richieste di alloggi per organizzare e promuovere nuove occupazioni: in meno di un mese sono più di 60 i  nuclei familiari che si sono “iscritti”. Saranno queste iniziative di occupazione a mettere la giunta De Magistris di fronte al fatto che la soluzione non è quella imposta dal governo Monti e dalla BCE di svendere il patrimonio pubblico, ma renderlo fruibile alle masse popolari.
Noi abbiamo cominciato la partita, le masse popolari stanno nella nostra squadra, l’Amministrazione scelga da che parte stare, se con le masse popolari o con il governo Monti-BCE."
(da Resistenza, n.1, gennaio 2012)

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