"[...] nel periodo romantico della lotta, dello Sturm und Drang popolare, tutto l’interesse si appunta sulle armi più immediate, sui problemi di tattica, in politica e sui minori problemi culturali nel campo filosofico. Ma dal momento in cui un gruppo subalterno diventa realmente autonomo ed egemone suscitando un nuovo tipo di Stato, nasce concretamente l’esigenza di costruire un nuovo ordine intellettuale e morale, cioè un nuovo tipo di società e quindi l’esigenza di elaborare i concetti più universali, le armi ideologiche più raffinate e decisive. [...] Si può così porre la lotta per una cultura superiore autonoma; la parte positiva della lotta che si manifesta in forma negativa e polemica con gli a‑ privativi e gli anti‑ (anticlericalismo, ateismo, ecc.). Si dà una forma moderna e attuale all’umanesimo laico tradizionale che deve essere la base etica del nuovo tipo di Stato." (Antonio Gramsci, Q 11, nota 70)

mercoledì 18 gennaio 2017

UNA DOMANDA A MICHELE FRANCO


Michele Franco,
Rete dei Comunisti ha fatto un convegno su Gramsci a dicembre, e inoltre Vasapollo, pure lui di Rete dei Comunisti, gira per il mondo scrivendo articoli su Gramsci,  quindi Gramsci per questa Rete conta e io chiedo a te, che in questa Rete ci sei, un giudizio.
Gramsci scrive: 

“Che una massa di uomini sia condotta a pensare coerentemente e in modo unitario il reale presente è fatto «filosofico» ben più importante e «originale» che non sia il ritrovamento da parte di un «genio» filosofico di una nuova verità che rimane patrimonio di piccoli gruppi intellettuali.” (Quaderni del carcere a cura di Valentino Gerratana, Einaudi, 2001 (prima ed. 1975), Torino, p. 1378)

Spiego per compagni e compagne che non hanno familiarità con il modo di scrivere di Gramsci e con la concezione comunista del mondo: “La cosa veramente importante e nuova è fare in modo che le masse popolari imparino a pensare in modo coerente e con un medesimo obiettivo, in modo che vadano tutte nella direzione che è coerente con i loro interessi, così come si fa, ad esempio, in una manifestazione per affermare la difesa dei nostri diritti e delle nostre conquiste. Non è importante invece quello che scopre qualche genio e che viene spacciato come grande novità, e che resta patrimonio di pochi intellettuali”.
Io il 12 gennaio all’ex Asilo Filangieri ti ho detto che quelli di Rete dei Comunisti non sono comunisti. Con questo non intendevo che “i veri comunisti sono il P.CARC o il (nuovo)PCI” ma che i veri comunisti sono quelli che fanno determinate cose, molte delle quali sono indicate anche da dirigenti come Gramsci. In questo caso specifico, i comunisti sono quelli che operano per condurre masse di uomini a pensare in modo coerente e unitario, non quelli che tirano fuori dal cappello le ultime novità di questo o quell’intellettuale. Concordi con Gramsci?
Se concordi con Gramsci, perché la Rete in cui sei nel suo sito Contropiano, giornale che pure si dichiara comunista, tira fuori dal cappello un certo Azzarà che vuole inventare di nuovo “l’idea di modernità”  e cioè 

“rappresentare nuovamente una promessa di benessere integrale e di abbondanza per tutti e per tutte in una società organizzata in maniera più razionale. Quella promessa senza la quale non solo ciò che rimane di una storia conclusa ma nobile come è stata l’esperienza comunista italiana, ma le sinistre nel loro complesso – a differenza di quanto accade in altre regioni del mondo, dove il socialismo è per fortuna ancora il nome dell’avvenire che annuncia un mondo nuovo – saranno considerate per sempre dei relitti della storia.”


Il direttore di Contropiano Cararo  è venuto a Napoli a dirci che ai lavoratori quello che dicono i comunisti della Carovana del (nuovo)PCI nun je ne po’ fregà de meno. Chiedigli se i lavoratori di cui parla Azzarà je frega, o se capiscono quello che dice. Chiedigli perché se Azzarà dice che l’esperienza comunista italiana è conclusa allora come mai esistono italiani che si chiamano comunisti come anche Cararo, Vasapollo, tu e altri. I casi sono due: o Azzarà ha ragione, e voi non siete comunisti, o Azzarà ha torto, e voi allora glielo dovete dire. Per chi fa le cose sul serio, è molto importante sapere se il comunismo in Italia è nato o e morto. Per ciascuno è importante sapere, ad esempio, se una persona cara è viva o morta. Con le parole non si gioca.

Paolo Babini
Commissione Gramsci del Partito dei CARC

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