Michele Franco,
Rete dei Comunisti ha fatto un convegno
su Gramsci a dicembre, e inoltre Vasapollo, pure lui di Rete dei Comunisti,
gira per il mondo scrivendo articoli su Gramsci, quindi Gramsci per questa Rete conta e io chiedo a te, che in questa
Rete ci sei, un giudizio.
Gramsci scrive:
“Che una massa di uomini
sia condotta a pensare coerentemente e in modo unitario il reale presente è
fatto «filosofico» ben più importante e «originale» che non sia il ritrovamento
da parte di un «genio» filosofico di una nuova verità che rimane patrimonio di
piccoli gruppi intellettuali.” (Quaderni
del carcere a cura di Valentino Gerratana, Einaudi,
2001 (prima ed. 1975), Torino, p. 1378)
Spiego per compagni e compagne che non
hanno familiarità con il modo di scrivere di Gramsci e con la concezione
comunista del mondo: “La cosa veramente importante e nuova è fare in modo che
le masse popolari imparino a pensare in modo coerente e con un medesimo
obiettivo, in modo che vadano tutte nella direzione che è coerente con i loro
interessi, così come si fa, ad esempio, in una manifestazione per affermare la
difesa dei nostri diritti e delle nostre conquiste. Non è importante invece
quello che scopre qualche genio e che viene spacciato come grande novità, e che
resta patrimonio di pochi intellettuali”.
Io il 12 gennaio all’ex Asilo Filangieri
ti ho detto che quelli di Rete dei Comunisti non sono comunisti. Con questo non
intendevo che “i veri comunisti sono il P.CARC o il (nuovo)PCI” ma che i veri
comunisti sono quelli che fanno determinate cose, molte delle quali sono
indicate anche da dirigenti come Gramsci. In questo caso specifico, i comunisti
sono quelli che operano per condurre masse di uomini a pensare in modo coerente
e unitario, non quelli che tirano fuori dal cappello le ultime novità di questo
o quell’intellettuale. Concordi con Gramsci?
Se concordi con Gramsci, perché la Rete
in cui sei nel suo sito Contropiano, giornale
che pure si dichiara comunista, tira fuori dal cappello un certo Azzarà che
vuole inventare di nuovo “l’idea di modernità”
e cioè
“rappresentare nuovamente una promessa di benessere integrale e
di abbondanza per tutti e per tutte in una società organizzata in maniera più
razionale. Quella promessa senza la quale non solo ciò che rimane di una storia
conclusa ma nobile come è stata l’esperienza comunista italiana, ma le sinistre
nel loro complesso – a differenza di quanto accade in altre regioni del mondo,
dove il socialismo è per fortuna ancora il nome dell’avvenire che annuncia un
mondo nuovo – saranno considerate per sempre dei relitti della storia.”
Il direttore di Contropiano Cararo è venuto a Napoli a dirci che ai lavoratori quello che dicono i comunisti della
Carovana del (nuovo)PCI nun je ne po’
fregà de meno. Chiedigli se i lavoratori di cui parla Azzarà je frega, o se capiscono quello che dice. Chiedigli perché
se Azzarà dice che l’esperienza comunista italiana è conclusa allora come mai
esistono italiani che si chiamano comunisti come anche Cararo, Vasapollo, tu e
altri. I casi sono due: o Azzarà ha ragione, e voi non siete comunisti, o
Azzarà ha torto, e voi allora glielo dovete dire. Per chi fa le cose sul serio,
è molto importante sapere se il comunismo in Italia è nato o e morto. Per
ciascuno è importante sapere, ad esempio, se una persona cara è viva o morta.
Con le parole non si gioca.
Paolo Babini
Commissione Gramsci del Partito dei CARC
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