Riprendiamo l’opera di Gramsci: sviluppiamo e diffondiamo la scienza
delle attività con cui gli uomini e le donne fanno la loro storia.
Dobbiamo moltiplicare e
stiamo moltiplicando le attività di formazione, studiando e insegnando la
scienza delle attività con cui uomini e donne fanno la loro storia, e quindi,
prima di tutto, le scienze economiche, politiche e filosofiche. Iniziamo a
pensare ai luoghi fisici in cui svolgere l’opera, a partire dalla miriade di “beni e dei terreni abbandonati” che devono tornare di proprietà
pubblica, secondo il documento “Attuazione della Costituzione economica: Elenco
delle priorità” redatto da Paolo Maddalena, vicepresidente emerito della Corte
Costituzionale.
Cominciamo a raccogliere i fondi per questa grande opera: i recapiti per
la raccolta fondi sono
https://www.paypal.me/PCARC
|
|
|
Bonifico
IBAN
|
IT79
M030 6909 5511 0000 0003 018 -CCB
|
Intestato
a Gemmi Renzo
|
Ricarica
Postepay
|
n.
5333 1710 0024 1535
|
Carta
intestata a Gemmi Renzo
|
La sperimentazione nel campo è stata iniziata dal
Partito dei CARC alcuni anni fa, partendo con corsi di formazione sul Manifesto Programma del (nuovo)PCI, sintesi
delle scienze di cui parliamo sopra, coinvolgendo centinaia di studenti in più
città d’Italia. Chiunque vi ha preso parte, chi oggi sta facendo il corso a
Roma, quelli che lo faranno tra poco a Pisa, leggano quello che Gramsci scrisse
nel 1919, e riconoscerà come quella da lui intrapresa è l’opera che abbiamo
sviluppato e che portiamo avanti, sempre più convinti che la rivoluzione
socialista per cui lui e tutti gli altri comunisti e comuniste d’Italia hanno
lottato, è quella che stiamo vedendo crescere tra le nostre mani.
Antonio Gramsci
La scuola di cultura
Non firmato, L'Ordine Nuovo, 20 dicembre 1919
Il primo corso* della scuola
di cultura e propaganda socialista ha avuto principio la settimana scorsa, con
la prima lezione di teoria e la prima esercitazione pratica, e in modo che non
ha mancato di riempirci di soddisfazione. Dal principio ci riteniamo autorizzati
a nutrire le migliori speranze per l'esito. Perché negare che alcuni di noi
dubitavano? Dubitavamo che, trovandoti appena una o due volte la settimana,
stanchi ognuno del proprio lavoro, ci fosse impossibile trovare in tutti quella
freschezza senza la quale le menti non possono comunicare, gli animi non
possono aderire, e la scuola non può compiersi, come serie di atti educativi
vissuti e sentiti in comune. Forse ci rendeva scettici l'esperienza delle
scuole borghesi, la tediosa esperienza di allievi, l'esperienza dura di
insegnanti: l'ambiente freddo, opaco ad ogni luce, resistente ad ogni sforzo di
unificazione ideale, quei giovani uniti in quelle aule non dal desiderio di
migliorarsi e di capire, ma dallo scopo, forse non detto eppure chiaro e unico
in tutti, di farsi avanti, di conquistarsi un “titolo”, di collocare la propria
vanità e la propria pigrizia, di ingannar oggi se stessi e gli altri domani.
E abbiamo visto intorno a noi,
affollati, stretti l'uno all'altro nei banchi scomodi e nello spazio angusto
questi allievi insoliti, per la maggior
parte non più giovani, fuori quindi dell'età in cui l'apprendere è cosa
semplice e naturale, tutti poi affaticati da una giornata di officina o di
ufficio, seguire con l'attenzione più intensa il corso della lezione, sforzarsi
di segnarlo sulla carta, far sentire in modo concreto che tra chi parla e chi
ascolta si è stabilita una corrente vivace di intelligenza e di simpatia. Ciò
non sarebbe possibile se in questi operai il desiderio di apprendere non
sorgesse da una concezione del mondo che la vita stessa ha loro insegnato e
ch'essi sentono il bisogno di chiarire, per possederla completamente, per
poterla pienamente attuare. E’ una unità che preesiste e che l'insegnamento
vuole rinsaldare, è una vivente unità che nelle scuole borghesi invano si cerca
di creare.
La nostra scuola è viva perché
voi, operai, portate in essa la miglior parte di voi, quella che la fatica
della officina non può fiaccare: la volontà di rendervi migliori. Tutta la
superiorità della vostra classe in questo torbido e tempestoso momento, noi la
vediamo espressa in questo desiderio che anima una parte sempre più grande di
voi, desiderio di acquistar conoscenza, di diventare capaci, padroni del vostro
pensiero e dell'azione vostra, artefici diretti della storia della vostra
classe.
La nostra scuola continuerà, e
porterà i frutti che le sarà possibile: essa è aperta a tutti gli eventi, un
caso qualunque potrà allontanare e disperdere domani tutti noi che oggi ci
raduniamo attorno ad essa e le comunichiamo e prendiamo da essa un poco del
calore, della fede che ci è necessaria per vivere e per lottare; i conti li
faremo poi, ma per ora segniamo questo, all'attivo, segniamo questa impressione
di fiducia che ci viene dalle prime lezioni, dal primo contatto. Con lo spirito
di queste prime lezioni vogliamo andare avanti.
* Cfc. sul tema Cultura e propaganda socialista, L’Ordine
Nuovo, 16.08.1919
Nessun commento:
Posta un commento