"[...] nel periodo romantico della lotta, dello Sturm und Drang popolare, tutto l’interesse si appunta sulle armi più immediate, sui problemi di tattica, in politica e sui minori problemi culturali nel campo filosofico. Ma dal momento in cui un gruppo subalterno diventa realmente autonomo ed egemone suscitando un nuovo tipo di Stato, nasce concretamente l’esigenza di costruire un nuovo ordine intellettuale e morale, cioè un nuovo tipo di società e quindi l’esigenza di elaborare i concetti più universali, le armi ideologiche più raffinate e decisive. [...] Si può così porre la lotta per una cultura superiore autonoma; la parte positiva della lotta che si manifesta in forma negativa e polemica con gli a‑ privativi e gli anti‑ (anticlericalismo, ateismo, ecc.). Si dà una forma moderna e attuale all’umanesimo laico tradizionale che deve essere la base etica del nuovo tipo di Stato." (Antonio Gramsci, Q 11, nota 70)

giovedì 6 agosto 2015

GRAMSCI E L’ENCICLICA “LAUDATO SÌ”.

La scienza è cosa che alla Chiesa non interessa. La Chiesa non ha una concezione del mondo organica e coerente. Tanto poco la ha che non si preoccupa minimamente di mettere insieme il dire e il fare, tanto da arrivare a promettere, come fanno i suoi politicanti, cose che è scontato che non si possono fare. La teoria per i preti serve solo a mantenere la loro posizione sociale di privilegio. È perfettamente inutile andare da un prete a dimostrargli in base alla logica l’esattezza della scienza, così come è perfettamente inutile andare a protestare davanti alle sedi della Repubblica Pontificia per denunciare le sue malefatte e pretendere che vi ponga rimedio. La Repubblica Pontificia nel migliore dei casi ti lascia parlare e denunciare, poi riprende il suo corso normale e, secondo lei, imperturbabile.  

Gramsci (Q20 §1) sulla materia scrive: “Sul "pensiero sociale" dei cattolici mi pare si possa fare questa osservazione critica preliminare: che non si tratta di un programma politico obbligatorio per tutti i cattolici, al cui raggiungimento sono rivolte le forze organizzate che i cattolici posseggono, ma si tratta puramente e semplicemente di un "complesso di argomentazioni polemiche" positive e negative senza concretezza politica.” [1]
Questo si attaglia all’enciclica Laudato sì, di Bergoglio, dove si fa polemica sullo stato presente delle cose, con specifico riferimento alla crisi ambientale, ma non si dice concretamente come superarlo, come risolvere i problemi, come segnala Marco Marzano sul Fatto Quotidiano del 5 agosto. Marzano dice di Bergoglio:
“ci dice continuamente che siamo andati troppo in là, che abbiamo distrutto una parte eccessiva della terra donataci dal Creatore, che abbiamo peccato di hybris, che ci siamo creduti simili a Dio e abolito ogni limite al nostro fare, al costruire il nuovo e a distruggere il vecchio, che così rischiamo di compromettere la no- stra stessa sopravvivenza sul pianeta o di rendere la nostra esistenza meschina, asservita al denaro, all’ideale di una crescita infinita tanto illusorio quanto deleterio, dal momento che rischia di annientare la nostra umanità e ogni sentimento di giustizia e di pace.
Nell’enciclica il papa non spiega, nemmeno velatamente, come dovremmo passare dalla situazione attuale a quella che egli auspica. Esplicito sui fini, egli è evasivo e silente sui mezzi. È una scelta comprensibile la sua; siamo infatti talmente lontani, da ogni punto di vista, compreso quello psicologico, dal mondo che lui sogna e che assomiglia, per molti versi, al buon mondo antico, alla perduta società premoderna, che vi sarebbe un solo modo per realizzare il passaggio: una catastrofe economica o ambientale, un cataclisma di qualche natura che ci costringa a ripensare radicalmente le condizioni della nostra convivenza.”[2]

Infatti, continua Gramsci in Q 20 § 1, “la Chiesa non vuole compromettersi nella vita pratica economica e non si impegna a fondo, né per attuare i principi sociali che afferma e che non sono attuati, né per difendere, mantenere o restaurare quelle situazioni in cui una parte di quei principi era già attuata e che sono state distrutte. Per comprendere bene la posizione della Chiesa nella società moderna, occorre comprendere che essa è disposta a lottare solo per difendere le sue particolari libertà corporative (di Chiesa come Chiesa, organizzazione ecclesiastica), cioè i privilegi che proclama legati alla propria essenza divina: per questa difesa la Chiesa non esclude nessun mezzo, né l‘insurrezione armata, né l‘attentato individuale, né l‘appello all‘invasione straniera.
Tutto il resto è trascurabile relativamente, a meno che non sia legato alle condizioni esistenziali proprie. Per "dispotismo" la Chiesa intende l‘intervento dell‘autorità statale laica nel limitare o sopprimere i suoi privilegi, non molto di più: essa riconosce qualsiasi potestà di fatto, e purché non tocchi i suoi privilegi, la legittima; se poi accresce i privilegi, la esalta e la proclama provvidenziale. [3]

Quanto al “dispotismo” nel sito Infovaticana leggiamo: “la Chiesa italiana ha dichiarato che la recente sentenza della Cassazione, che stabilisce che le scuole paritarie della Chiesa cattolica devono pagare la tassa sui beni immobili, è “una sentenza pericolosa”. Nunzio Galantino, segretario della conferenza Episcopale italiana, ha dichiarato che la decisione della Cassazione, resa nota il 24 luglio, è chiaramente ideologica ed ha chiesto che “chi prende le decisioni lo faccia con meno ideologia”.”[4]

Quanto poi all’accrescimento dei propri privilegi leggiamo di una benedizione di Galantino a Matteo Renzi. Il Manifesto scrive: "Renzi vince in parlamento, ma si ritrova da solo nelle piazze. E nelle sezioni del suo partito. Ieri però ha incassato il favore della Conferenza Episcopale Ita­liana. Il segretario generale monsignor Nunzio Galantino si è scoperto più renziano dei renziani quando ha detto che la riforma della scuola «è un passo in avanti in un Paese troppo abituato alla stagnazione». Le criti­che al governo, e la spaccatura nel Pd, non turbano il monsignore: «Appena si intravede qualcosa di nuovo scatta subito il virus della conflittualità». Segue il sollievo per la boccia­ura della presunta norma sul «gender» e l’invito a «investire di più sulla formazione». Probabilmente alludeva alle scuole paritarie cattoliche che hanno ricevuto in regalo dal governo le facilitazioni fiscali contenute nello School Bonus."[5]


[2] Marco Marzano, Il Fatto Quotidiano, 5 agosto 2015, p. 13.
[5] Il Manifesto, 10 luglio 2015.

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