"[...] nel periodo romantico della lotta, dello Sturm und Drang popolare, tutto l’interesse si appunta sulle armi più immediate, sui problemi di tattica, in politica e sui minori problemi culturali nel campo filosofico. Ma dal momento in cui un gruppo subalterno diventa realmente autonomo ed egemone suscitando un nuovo tipo di Stato, nasce concretamente l’esigenza di costruire un nuovo ordine intellettuale e morale, cioè un nuovo tipo di società e quindi l’esigenza di elaborare i concetti più universali, le armi ideologiche più raffinate e decisive. [...] Si può così porre la lotta per una cultura superiore autonoma; la parte positiva della lotta che si manifesta in forma negativa e polemica con gli a‑ privativi e gli anti‑ (anticlericalismo, ateismo, ecc.). Si dà una forma moderna e attuale all’umanesimo laico tradizionale che deve essere la base etica del nuovo tipo di Stato." (Antonio Gramsci, Q 11, nota 70)

mercoledì 12 agosto 2015

QUADERNI IN PILLOLE - Q3, Nota 43


"Argomenti di cultura. Materiale ideologico. Uno studio di come è organizzata di fatto la struttura ideologica di una classe dominante: cioè l’organizzazione materiale intesa a mantenere, a difendere e a sviluppare il «fronte» teorico o ideologico. La parte più ragguardevole e più dinamica di esso è la stampa in generale: case editrici (che hanno implicito ed esplicito un programma e si appoggiano a una determinata corrente), giornali politici, riviste di ogni genere, scientifiche, letterarie, filologiche, di divulgazione ecc., periodici vari fino ai bollettini parrocchiali. Sarebbe mastodontico un tale studio se fatto su scala nazionale: perciò si potrebbe fare per una città o per una serie di città una serie di studi. Un capocronista di quotidiano dovrebbe avere questo studio come traccia generale per il suo lavoro, anzi dovrebbe rifarselo per conto proprio: quanti bellissimi capicronaca si potrebbero scrivere sull’argomento!
La stampa è la parte più dinamica di questa struttura ideologica, ma non la sola: tutto ciò che influisce o può influire sull’opinione pubblica direttamente o indirettamente le appartiene: le biblioteche, le scuole, i circoli e clubs di vario genere, fino all’architettura, alla disposizione delle vie e ai nomi di queste.
Non si spiegherebbe la posizione conservata dalla Chiesa nella società moderna, se non si conoscessero gli sforzi diuturni e pazienti che essa fa per sviluppare continuamente la sua particolare sezione di questa struttura materiale dell’ideologia. Un tale studio, fatto seriamente, avrebbe una certa importanza: oltre a dare un modello storico vivente di una tale struttura, abituerebbe a un calcolo più cauto ed esatto delle forze agenti nella società. Cosa si può contrapporre, da parte di una classe innovatrice, a questo complesso formidabile di trincee e fortificazioni della classe dominante? Lo spirito di scissione, cioè il progressivo acquisto della coscienza della propria personalità storica, spirito di scissione che deve tendere ad allargarsi dalla classe protagonista alle classi alleate potenziali: tutto ciò domanda un complesso lavoro ideologico, la prima condizione del quale è l’esatta conoscenza del campo da svuotare del suo elemento di massa umana.” (Gramsci, Quaderno 3, Nota 43)

il riferimento diretto è al Vaticano e Gramsci, in un certo senso, anticipa la teoria della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata che poi è stata sintetizzata dal maoismo. 
Quello teorico e ideologico è un vero e proprio fronte e la classe dominante ha un “complesso formidabile di trincee e fortificazioni”. Gramsci ne descrive le articolazioni, che si sono fatte molto più complesse dati i mezzi di informazione operativi oggi, la televisione, internet, i "social", etc.
Chi nel movimento comunista si occupa di formazione ideologica ha da rendersi conto che il lavoro con il quale fa apprendere, assimilare e applicare la concezione comunista del mondo è guerra popolare. Se non se ne rende conto il suo lavoro è pedante, dogmatico, retorico, sterile.
Questo è particolarmente vero nel centro del potere del Vaticano e cioè a Roma, per fare un primo esempio particolarmente evidente. Fare battaglia sul fronte teorico a Roma, elaborare scientificamente l’esperienza scientifica della lotta di classe, insegnare la teoria rivoluzionaria, richiede che i comunisti e il loro partito abbiano il massimo della padronanza della concezione comunista del mondo, il materialismo dialettico, insieme alla consapevolezza che possono vincere perché il nemico è certamente “formidabile”, ma sta in piedi con la rigidità di un paralitico, dice ancora Gramsci, nel Quaderno 20, paragrafo 4.
Questa concezione comunista del mondo è in questa Nota chiamata “coscienza della propria personalità storica”, che avviene per scissione, che è non solo scissione rispetto alle concezioni dominanti, quella clericale e quella borghese, ma, per i comunisti, è anche lotta tra due linee nel proprio stesso campo, nel partito e tra i dirigenti del partito in primis. Precisamente è lotta tra chi comprende che quello ideologico è un fronte della guerra popolare e chi invece lo sottovaluta, lo considera studio al modo in cui si studia nelle università borghesi, lo pone come secondario rispetto all’essere nelle lotte nelle piazze e nelle fabbriche, lo fa se e quando avanza tempo, alla fine e non all’inizio di una attività.
Questa  concezione comunista del mondo deve poi estendersi dalla classe protagonista (leggi “classe operaia”) alle “classi alleate potenziali” (leggi “altre classi proletarie e classi non proletarie delle masse popolari”). La classe operaia che ha alla testa il partito comunista deve fare in modo che le altre classi si scindano da quella dominante: questo è, teoricamente e operativamente al tempo stesso, creare le condizioni per il Governo di Blocco Popolare ed è un processo pratico, un processo di guerra popolare, appunto. È anche un processo di lotta ideologica, perché le Organizzazioni Operaie e Popolari avanzano quanto più conquistano autonomia ideologica dalla borghesia, comprendono la loro forza, comprendono che non sono i padroni a essere forti. 
Questa è cosa da dimostrare nella pratica, ma anche da insegnare. Qui torna la questione degli insegnanti, del fatto che un partito deve darsi un corpo di insegnanti che conducono l’insegnamento come si conduce una guerra, in modo rigoroso, attento, convinto e che questo nucleo deve essere attivo come scuola, deve organizzarsi come scuola.
Infine ci vuole la “esatta conoscenza del campo da svuotare del suo elemento di massa umana”. Cosa significhi una cosa del genere è difficile da capire. È possibile che Gramsci intenda “conoscenza del campo” oggettiva, indipendente da opinioni e sentimenti di chi lo abita, ovvero che intenda analisi concreta della situazione concreta, diremmo noi oggi. Questo a Roma, restando nell'esempio fatto sopra, significherebbe vedere la realtà in trasparenza, al di là di quanto i vertici della Repubblica Pontificia sanno fare per darne una visione che è l’opposto di quella vera, con tutta la finezza e abilità che viene dall’essere potenza economica e dall’esercizio secolare del potere, con tutta la duplice, triplice e quadruplice morale sedimentata nei secoli. A Napoli, facendo altre esempio, significherebbe vedere la realtà in trasparenza, al di là del caos in cui pare che ogni senso si perda, cosa per cui “si lascia correre”, ci si parla addosso, si sospetta che un senso non ci sia, come dice Vasco Rossi in un suo noto pezzo, non ci si dà da fare per individuare il senso che c’è, per spiegarlo a chi lo vuol capire, per imporlo a chi si ostina in direzione contraria.

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