Intervento della Commissione Rinascita Gramsci del Partito dei CARC
al convegno su “Gli insegnamenti di Gramsci. Costruire la rivoluzione in
Italia e in America Latina” all’ex Asilo Filangeri di Napoli, il 19
dicembre 2014, promosso dalla Commissione, da ANROS Italia e
Associazione Trisol dell’ALBA, con la partecipazione del Primo
Segretario dell’Ambasciata del Venezuela e della Console del Venezuela a
Napoli
Fino dall’inizio abbiamo pensato
a questa iniziativa come avvio di un confronto sul fronte della lotta
ideologica un fronte fondamentale della lotta per la liberazione
dell’umanità, per il socialismo, contro l’imperialismo. È il confronto
ideologico tra il movimento rivoluzionario italiano e quello
latinoamericano, alla cui testa sta il movimento per la rivoluzione
bolivariana che ha la sua punta in Venezuela. Strumento per avanzare
velocemente, in modo scientifico, costruttivo, vitale è l’opera di
Antonio Gramsci.
La relazione del movimento comunista italiano al movimento rivoluzionario in corso in America Latina
La
relazione del movimento comunista italiano al movimento rivoluzionario
in corso in America Latina nelle sue varie forme consiste
nell’utilizzare il contributo di Gramsci per fare la rivoluzione in
Italia, e in questo modo dare il sostegno più concreto e alto che la
rivoluzione bolivariana merita.
· Non consiste quindi né
nell’andare a insegnare ai compagni dell’America Latina in che modo
possono loro utilizzare il contributo di Gramsci.
· Non
consiste nemmeno nell’andare dai compagni dell’America Latina a vedere
come loro usano il contributo di Gramsci per imitarli.
Sintesi di questo argomento è in un comunicato del nuovo PCI a sostegno della rivoluzione bolivariana in Venezuela:
“D’altra
parte proprio perché per instaurare il socialismo bisogna in ogni paese
tradurre la concezione comunista del mondo nelle condizioni particolari
del paese, è completamente contrario alla concezione comunista del
mondo voler stabilire noi comunisti italiani se la rivoluzione
bolivariana è o no un tratto della giusta via al socialismo in America
Latina o in Venezuela. Saranno i protagonisti stessi della rivoluzione
bolivariana, nella pratica della lotta che conducono, a scoprirlo e
dimostrarlo. Ogni scoperta viene fatta da chi ricerca usando le
conoscenze già acquisite, provando e riprovando. È così che si scopre la
verità.
(…)
Noi comunisti italiani come i comunisti degli
altri paesi imperialisti possiamo e dobbiamo dare un aiuto importante al
movimento rivoluzionario in corso in Venezuela e in America Latina:
conducendo con successo la rivoluzione socialista nel nostro paese.”(1)
Fare dell’Italia un paese socialista
Dobbiamo comprendere che fare dell’Italia un nuovo paese socialista è possibile (e che, visto che si può, si deve).
Gramsci, nelle Tesi di Lione afferma
che non esiste in Italia possibilità̀ di una rivoluzione che non sia la
rivoluzione socialista. Noi concordiamo, e contrastiamo il pregiudizio
secondo cui la rivoluzione socialista in un paese imperialista non è
questione all’ordine del giorno, cioè non è possibile, nemmeno oggi, per
condizioni oggettive. Diciamo al contrario che le condizioni oggettive
pongono la rivoluzione socialista come unica soluzione possibile per la
difesa degli interessi delle masse popolari e per la difesa delle loro
aspirazioni. Chi coltiva questo pregiudizio va a cercare la rivoluzione
da altre parti, e magari in Venezuela. In questo modo non contribuisce
al processo rivoluzionario in quel paese, ma si mette alla sua coda.
Noi
sappiamo che fare la rivoluzione in un paese imperialista è possibile.
Gramsci scrive: “La possibilità non è la realtà, ma è anch'essa una
realtà: che l'uomo possa fare una cosa o non possa farla, ha la sua
importanza per valutare ciò che realmente si fa. Possibilità vuol dire
«libertà».”(2) Questo significa che i comunisti dei paesi imperialisti
potevano e possono fare la rivoluzione, e dato che ancora non l’hanno
fatta la carovana del nuovo PCI ha valutato cosa realmente il movimento
comunista ha fatto e compreso i limiti che non è riuscito a superare.
Questi limiti sono stati presi in esame, in parti essenziali, già da
Antonio Gramsci.
Riforma morale e intellettuale.
A Cuba, dal 18 al 21 febbraio 1997, in un convegno su Gramsci, los intellectuales y la sociedad actual, la costrucciòn de una nueva cultura",
organizzato dal Centro de Investigaciòn y Desarrollo de la Cultura
Cubana Juan Marinello. Armando Hart, Ramos Serpa, Joaquìm Santana,
evidenziano il profondo valore etico-morale della "filosofia della
prassi", lungo l'asse che va da Marx a Gramsci e sottolineano la
necessità che tale valore rappresenti la precondizione ineludibile della
politica. Per noi, questo significa che la riforma morale e
intellettuale è precondizione ineludibile della rivoluzione, e che la
mancanza di questa riforma morale e intellettuale a partire dal
movimento comunista nei paesi imperialisti, dai suoi partiti e dai suoi
dirigenti è la ragione per cui la rivoluzione socialista in quei paesi
non è stata fatta, ed è quindi la ragione per cui non è stata fatta in
Italia.
La riforma morale e intellettuale riguarda prima di tutto
i comunisti. È un processo di trasformazione e di liberazione. Dal
punto di vista intellettuale comporta comprendere che il fattore
politico è prioritario rispetto a quello personale, dal punto di vista
morale significa comportarsi di conseguenza. Il carattere liberatorio
del processo è chiaro a Gramsci, che lo descrive come segue:
“Il termine di «catarsi».
Si può impiegare il termine di «catarsi» per indicare il passaggio dal
momento meramente economico (o egoistico-passionale) al momento
etico-politico, (…). Ciò significa anche il passaggio dall’«oggettivo al
soggettivo» e dalla «necessità alla libertà».(3)
Il passaggio dal
mettere davanti a tutto l’economia e gli interessi personali al mettere
davanti a tutto gli interessi della classe, gli interessi politici, è
la riforma morale e intellettuale che il Partito dei CARC ha avviato al
suo interno. Questo principio è quello della riforma intellettuale e
morale di cui parla Gramsci, è l’essere non solo soggetto ma anche
oggetto della rivoluzione, principio che è uno dei più importanti
contributi del maoismo al pensiero comunista, ed è la qualità
rivoluzionaria di cui parla il rivoluzionario comunista venezuelano
Alfredo Maneiro, indicandola come la capacità dei membri di una
organizzazione di trasformare realmente la società e se stessi come
soggetti di cambiamento.
Guerra di posizione.
Un
intellettuale italiano, Alberto Filippi parlando del suo rapporto con
Fernando Martinez, direttore del Dipartimento di filosofia
dell’Università de L’Avana nel 1968, la cui rivista «Pensamiento
critico», dice “verrà chiusa nel 1971 negli anni della progressiva
sovietizzazione ideologica dell’isola.”(4) Filippi parla della
“sovietizzazione”, come se il problema per la libera ricerca filosofica
in generale e su Gramsci in particolare fosse il legame tra Cuba e URSS.
Per noi il problema fu che in URSS a partire dal 1956 si erano imposti i
revisionisti, che avviarono un progressivo arretramento rispetto alla
costruzione del socialismo. Questo processo fu avviato
contemporaneamente dal PCI, in Italia, e significò, anche, il
progressivo travisamento dell’opera di Gramsci.
Fa parte di questo
travisamento il presentare Gramsci come fautore di una via pacifica al
socialismo, di un processo in cui la rivoluzione avanza con
l’acquisizione del consenso e quando questo consenso è totale il
processo è compiuto. Le organizzazioni rivoluzionarie devono conquistare
il consenso delle masse popolari, ma non possono conquistare il
consenso della parte avversa, della borghesia imperialista. Il consenso
non può mai riguardare “tutta la popolazione di un paese”, quando, come
in Italia, la popolazione include le organizzazioni criminali, le
gerarchie ecclesiastiche al servizio del Vaticano, e tutto il resto
della borghesia imperialista. La classe operaia e le masse popolari
possono conquistare il potere solo “convincendo”. Il processo del
convincere riguarda le masse popolari, non la borghesia imperialista.
La
storia conferma questa tesi. A Cuba la rivoluzione ha vinto con una
guerra. In Venezuela un fattore importante della vittoria delle forze
progressiste è stato il ruolo delle forze armate, di cui Chavez era
esponente. In Venezuela oggi il potere bolivariano non si può opporre
alle bande armate dall’estrema destra interna al paese e dalla Comunità
Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti
cercando di convincerle. Lo stesso PCI ha ereditato il potere che ha
esercitato malamente per mezzo secolo fino alla sua scomparsa da una
guerra, la guerra della Resistenza contro i nazifascisti.
Il
fattore politico è principale, ma il fattore militare non può essere
messo da parte, né lo mette da parte Gramsci, che ne parla espressamente
nella sua nota sui Rapporti di forza, in cui distingue tre
momenti, il terzo dei quali, dice “è quello del rapporto delle forze
militari, immediatamente decisivo volta per volta.”(5)
I
comunisti non vogliono la guerra, sono i più determinati a impedirla e a
porvi fine quando è iniziata, ma devono essere pronti a combattere
quando la borghesia imperialista scatena la guerra contro le masse
popolari, e devono educare le masse popolari ad essere pronte
all’evenienza della guerra. Questa legge generale vale, in particolare,
anche per l’Italia e per i comunisti italiani.
I revisionisti
moderni spacciano ciò che Gramsci chiama “guerra di posizione” per
conquista del potere in modo pacifico, senza ricorso, magari, nemmeno
alla coercizione. Giancarlo Schirru, professore associato di glottologia
e linguistica all’università di Cassino e del Lazio meridionale,
sostiene che “i movimenti politici che, fuori dall’Italia, si sono
rivolti al pensiero di Gramsci lo hanno fatto in genere per passare da
una fase armata a una fase democratica (legale quindi) per la quale
necessitavano di una idea, di una cultura, della democrazia. Gramsci è
l’autore del passaggio dalla guerra manovrata alla guerra di
posizione.”(6). Si riferisce ai movimenti rivoluzionari dell’America
Latina, anche. Sbaglia, tuttavia, perché la “guerra di posizione” di cui
parla Gramsci non è una metafora, ma è comunque “guerra”, cioè si
conduce come una guerra, anche se non necessariamente in ogni suo
momento prevede l’uso di armi, e anzi per larga parte non lo prevede,
dato che, per l’accumulazione delle forze rivoluzionarie serve capacità
di conquistare il consenso delle masse popolari.
I comunisti non
vogliono né possono fare guerra alle masse popolari. Perché dovrebbero?
Piuttosto il consenso della masse popolari è il terreno su cui si svolge
la guerra tra le classi. Ogni classe vuole e deve conquistare il
consenso delle masse popolari, senza il quale non può governare. Così è
anche nel nostro paese.
È ovvio che non si possono costringere
le masse popolari a fare la rivoluzione: le masse popolari fanno la
rivoluzione solo se sono convinte. Tuttavia l’accumulo delle forze è
mirato a costituire un esercito di fronte a un nemico che in nessun modo
cederà il potere senza combattere, cioè senza ricorrere all’uso delle
armi. Questo nemico è lo stesso che ha scatenato il massacro in Cile e
in Argentina, negli anni Settanta, per fare soltanto due esempi noti in
tutto il mondo.
Linea di massa.
La classe operaia
e la borghesia imperialista si contendono l’egemonia sulle masse
popolari. La relazione è di guerra, guerra di posizione, dice Gramsci,
guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata, secondo il maoismo,
espressione più avanzata del pensiero comunista. Strumento di conquista
dell’egemonia è la linea di massa, e anche qui Gramsci e il maoismo
convergono.
Il principio della linea di massa è uno dei massimi
contributi del maoismo alla teoria rivoluzionaria. Gramsci ne parla nei
passi citati di seguito.
· “un movimento filosofico è tale
solo in quanto si applica a svolgere una cultura specializzata per
ristretti gruppi di intellettuali o è invece tale solo in quanto, nel
lavoro di elaborazione di un pensiero superiore al senso comune e
scientificamente coerente non dimentica mai di rimanere a contatto coi
"semplici" e anzi in questo contatto trova la sorgente dei problemi da
studiare e risolvere? Solo per questo contatto una filosofia diventa
"storica", si depura dagli elementi intellettualistici di natura
individuale e si fa "vita"”(7)
· Dobbiamo e possiamo
influire positivamente sul “pensiero originale delle masse popolari”
“come fermento vitale di trasformazione intima di ciò che le masse
pensano embrionalmente e caoticamente intorno al mondo e alla vita.”(8)
·
Partito dei CARC per il Governo di Blocco Popolare
Il
passo da compiere per avanzare nella guerra di posizione, nella
conquista dell’egemonia oggi in Italia è la formazione di un Governo di
Blocco Popolare (GBP), un governo d’emergenza formato dalle
organizzazioni operaie e popolari (OO e OP), che gode della loro fiducia
e opera grazie al loro sostegno e ha il compito di far fronte agli
effetti più gravi della crisi. è un governo capace di tenere aperte le
aziende, aprirne di nuove per fare il lavoro necessario a salvaguardare
il paese dal disastro ambientale e a soddisfare i bisogni della
popolazione, riavviare l’intera vita sociale, stabilire rapporti di
collaborazione con altri paesi (tipo quelli già in vigore tra Cuba e
Venezuela e altri paesi). E’ un governo che da forma di legge ai
provvedimenti che la classe operaia e le masse popolari autonomamente
prendono, capace, cioè, di fare come ha fatto il governo del Venezuela
associandosi agli operai nell’occupazione della fabbrica Manpa di
proprietà dell’azienda statunitense Clorox.
Il Partito dei CARC
opera per creare le condizioni necessarie alla formazione di questo
governo, e cioè che le masse popolari acquistino la consapevolezza che
possono governarsi e possono governare e imparino a farlo, che si
organizzino nelle fabbriche, nei quartieri e sulla base di interessi
comuni, che si coordinino, che si oppongano alle leggi di questo governo
di questa classe dominante, stabilendo una nuova governabilità. Come
fecero i Consigli di Fabbrica nel 1922 a Torino, che erano, dice
Gramsci, la negazione della legalità industriale, tende ad annientarla
in ogni istante, tende incessantemente a condurre la classe operaia alla
conquista del potere industriale, a far diventare la classe operaia la
fonte del potere industriale.
Conclusioni
La riforma
morale e intellettuale, la guerra di posizione che è guerra popolare
rivoluzionaria di lunga durata, la linea di massa come principio per
conquistare l’egemonia, sono tre dei più importanti tra i principi in
cui Gramsci ci dà preziosi insegnamenti, radici per la nostra scienza,
per la concezione comunista del mondo e la fiducia di vincere che
l’accompagna, per l’ottimismo anche della ragione, e non solo della
volontà. Con questo percorso nuovo che facciamo in questa terra non
esplorate, quella della rivoluzione in un paese imperialista, mentre
assolviamo il compito di ogni comunista italiano, rendiamo anche onore
al movimento di resistenza all’imperialismo e di liberazione che i
popoli dell’America Latina hanno condotto e conducono con creatività,
determinazione ed eroismo.
Viva la rivoluzione bolivariana del
Venezuela, che aiuta la rinascita del movimento comunista e la
rivoluzione socialista del nostro paese!
Avanti nella costituzione del Governo di Blocco Popolare, un passo della via all’instaurazione del socialismo nel nostro paese!
Commissione Rinascita Gramsci
Napoli, 19 dicembre 2014
NOTE
1. Comunicato CC 12/2014 - 18 marzo 2014, in
http://www.nuovopci.it/voce/comunicati/com2014/com.14.03.18.html.
2. Quaderno 10, § 48, in
http://www.nuovopci.it/classic/gramsci/proediv.htm.
3. Quaderno 10 (XXXIII)§ (6), in
http://quadernidelcarcere.wordpress.com/2014/10/10/introduzione-allo-studio-della-filosofia-3/
4.
In memoria di Juan Carlos Portantiero. Note sulla diffusione del pensiero di Gramsci in America Latina, marzo 2008, in
http://www.italianieuropei.it/it/la-rivista/archivio-della-rivista/item/320-in-memoria-di-juan-carlos-portantiero-note-sulla-diffusione-del-pensiero-di-gramsci-in-america-lati.html.
5. A. Gramsci, Quaderno 13, § 17, in
http://www.nuovopci.it/arcspip/articleba34.html.
6.
Quaderni di Casa America, Anno VI, n.1, ottobre 2013, in
http://www.casamerica.it/immagini/Testo%20Quaderni%20Gramsci.pdf
7. A. Gramsci, Quaderno 11 § 12,
Punti preliminari di riferimento per una introduzione e un avviamento allo studio della filosofia e della storia della cultura, cit.
8. Antonio Gramsci, dai
Quaderni del carcere, op. cit., vol. II, pagg. 1396-1401,
Osservazioni e note critiche su un tentativo di “Saggio popolare di sociologia”, in
http://www.nuovopci.it/classic/gramsci/saggpop.htm.