All’iniziativa sul consiglio di fabbrica della Philco dei primi anni Settanta che abbiamo tenuto a Firenze il 16 maggio alla casa del popolo di Castello a Firenze un operaio raccontava come la catena di montaggio era forma di sfruttamento più intensivo ma consentiva anche più facilmente di bloccare la produzione.
All'iniziativa abbiamo parlato anche dei consigli di fabbrica del 1920, a Torino, cui partecipò Antonio Gramsci.
Cosa pensa Gramsci
della catena di montaggio e in generale della “meccanizzazione del lavoro”?
Secondo lui adattarsi a questa meccanizzazione "non ammazza spiritualmente
l‘uomo. Quando il processo di adattamento è avvenuto, si verifica, in
realtà, che il cervello dell‘operaio, invece di mummificarsi, ha raggiunto
uno stato di completa libertà. Si è completamente meccanizzato solo il gesto
fisico; la memoria del mestiere, ridotto a gesti semplici ripetuti con ritmo
intenso, si è 'annidata' nei fasci muscolari e nervosi che ha
lasciato il cervello libero e sgombro per altre occupazioni.
Come si cammina senza bisogno di riflettere a tutti i
movimenti necessari per muovere sincronicamente tutte le parti del corpo, in
quel determinato modo che è necessario per camminare, così è avvenuto e
continuerà ad avvenire nell‘industria per i gesti fondamentali del
mestiere; si cammina automaticamente e nello stesso tempo si pensa a tutto ciò
che si vuole. Gli industriali americani hanno capito benissimo questa
dialettica insita nei nuovi metodi industriali. Essi hanno capito che
"gorilla ammaestrato" è una frase, che l‘operaio rimane
"purtroppo" uomo e persino che egli, durante il lavoro, pensa di più
o per lo meno ha molto maggiori possibilità di pensare, almeno quando ha
superato la crisi di adattamento e non è stato eliminato: e non solo pensa, ma
il fatto che non ha soddisfazioni immediate dal lavoro, e che comprende che lo
si vuol ridurre a un gorilla ammaestrato, lo può portare a un corso di pensieri
poco conformisti.” (Quaderno 22, Nota 12)
I “pensieri poco conformisti” che venivano in mente agli
operai degli anni Settanta li portavano a bloccare la catena.
I “pensieri poco conformisti” di oggi sono che non sono i
padroni a essere forti, ma sono gli operai e tutte le masse popolari che devono
fare valere la propria forza.