"[...] nel periodo romantico della lotta, dello Sturm und Drang popolare, tutto l’interesse si appunta sulle armi più immediate, sui problemi di tattica, in politica e sui minori problemi culturali nel campo filosofico. Ma dal momento in cui un gruppo subalterno diventa realmente autonomo ed egemone suscitando un nuovo tipo di Stato, nasce concretamente l’esigenza di costruire un nuovo ordine intellettuale e morale, cioè un nuovo tipo di società e quindi l’esigenza di elaborare i concetti più universali, le armi ideologiche più raffinate e decisive. [...] Si può così porre la lotta per una cultura superiore autonoma; la parte positiva della lotta che si manifesta in forma negativa e polemica con gli a‑ privativi e gli anti‑ (anticlericalismo, ateismo, ecc.). Si dà una forma moderna e attuale all’umanesimo laico tradizionale che deve essere la base etica del nuovo tipo di Stato." (Antonio Gramsci, Q 11, nota 70)

lunedì 18 maggio 2015

RIFLESSIONE BREVE SULLA CATENA DI MONTAGGIO


All’iniziativa sul consiglio di fabbrica della Philco dei primi anni Settanta che abbiamo tenuto a Firenze il 16 maggio alla casa del popolo di Castello a Firenze un operaio raccontava come la catena di montaggio era forma di sfruttamento più intensivo ma consentiva anche più facilmente di bloccare la produzione.
All'iniziativa abbiamo parlato anche dei consigli di fabbrica del 1920, a Torino, cui partecipò Antonio Gramsci.
Cosa pensa Gramsci della catena di montaggio e in generale della “meccanizzazione del lavoro”? Secondo lui adattarsi a questa meccanizzazione "non ammazza spiritualmente l‘uomo. Quando il processo di adattamento è avvenuto, si verifica, in realtà, che il cervello dell‘operaio, invece di mummificarsi, ha raggiunto uno stato di completa libertà. Si è completamente meccanizzato solo il gesto fisico; la memoria del mestiere, ridotto a gesti semplici ripetuti con ritmo intenso, si è 'annidata' nei fasci muscolari e nervosi che ha lasciato il cervello libero e sgombro per altre occupazioni.
Come si cammina senza bisogno di riflettere a tutti i movimenti necessari per muovere sincronicamente tutte le parti del corpo, in quel determinato modo che è necessario per camminare, così è avvenuto e continuerà  ad avvenire nell‘industria per i gesti fondamentali del mestiere; si cammina automaticamente e nello stesso tempo si pensa a tutto ciò che si vuole. Gli industriali americani hanno capito benissimo questa dialettica insita nei nuovi metodi industriali. Essi hanno capito che "gorilla ammaestrato" è una frase, che l‘operaio rimane "purtroppo" uomo e persino che egli, durante il lavoro, pensa di più o per lo meno ha molto maggiori possibilità  di pensare, almeno quando ha superato la crisi di adattamento e non è stato eliminato: e non solo pensa, ma il fatto che non ha soddisfazioni immediate dal lavoro, e che comprende che lo si vuol ridurre a un gorilla ammaestrato, lo può portare a un corso di pensieri poco conformisti.” (Quaderno 22, Nota 12)

I “pensieri poco conformisti” che venivano in mente agli operai degli anni Settanta li portavano a bloccare la catena.
I “pensieri poco conformisti” di oggi sono che non sono i padroni a essere forti, ma sono gli operai e tutte le masse popolari che devono fare valere la propria forza.