"[...] nel periodo romantico della lotta, dello Sturm und Drang popolare, tutto l’interesse si appunta sulle armi più immediate, sui problemi di tattica, in politica e sui minori problemi culturali nel campo filosofico. Ma dal momento in cui un gruppo subalterno diventa realmente autonomo ed egemone suscitando un nuovo tipo di Stato, nasce concretamente l’esigenza di costruire un nuovo ordine intellettuale e morale, cioè un nuovo tipo di società e quindi l’esigenza di elaborare i concetti più universali, le armi ideologiche più raffinate e decisive. [...] Si può così porre la lotta per una cultura superiore autonoma; la parte positiva della lotta che si manifesta in forma negativa e polemica con gli a‑ privativi e gli anti‑ (anticlericalismo, ateismo, ecc.). Si dà una forma moderna e attuale all’umanesimo laico tradizionale che deve essere la base etica del nuovo tipo di Stato." (Antonio Gramsci, Q 11, nota 70)

martedì 14 ottobre 2014

LA CONCEZIONE COMUNISTA DEL MONDO È SCIENZA

Alberto Burgio ha scritto un libro dal titolo Gramsci. Il sistema in movimento (ed DeriveApprodi, Roma, 2014) che la Commissione Rinascita Gramsci presenta domenica 19 ottobre a Firenze, alla Casa del Popolo di Settignano, nella Festa della Riscossa Popolare che il Partito dei CARC organizza. In questa presentazione tratteremo dei fondamenti e delle vie del movimento comunista italiano che sta rinascendo in Italia e nel mondo. Uno dei principi è che la concezione comunista del mondo è scienza.

LA CONCEZIONE COMUNISTA DEL MONDO È SCIENZA.

Il resto è opinione. Questo pensa Gramsci e la carovana del (nuovo)Partito comunista italiano concorda con lui. Secondo Alberto Burgio che riferisce della cosa il fatto che la concezione comunista del mondo sia scienza e il resto sia un’opinione è un’opinione. Queste affermazioni di Gramsci, dice, sono “ai nostri occhi indubbiamente opinabili” (p. 58). Al di là della sua opinione, l’esposizione delle affermazioni di Gramsci di Burgio è utile. Scrive che secondo Gramsci il potere del Comitato Centrale e la libertà dei militanti coincidono “perché fondati entrambi sulla conoscenza della realtà, garantita dal valore scientifico della teoria; quindi perché manifestazione , entrambi, di una volontà razionale, (non arbitraria) che, in quanto tale – scriverà Gramsci nei Quaderni – si realizza in quanto corrisponde a necessità obiettive storiche, cioè in quanto è la stessa storia universale nel momento della sua attuazione progressiva” (Quaderno11 Nota 59 in http://www.nilalienum.com/Gramsci/QC(GS)int.html#QUADERNO_11)
Gramsci continua dicendo che “se questa volontà è rappresentata inizialmente da un singolo individuo, la sua razionalità è documentata da ciò che essa viene accolta dal gran numero, e accolta permanentemente, cioè diventa una cultura, un «buon senso», una concezione del mondo con una etica conforme alla sua struttura.” Questo significa che la riforma intellettuale e morale necessaria per la rivoluzione di cui parlano Gramsci e la carovana del (nuovo)PCI riguarda prima una minoranza determinata, poi si diffonde per tutta la società. Il (nuovo)PCI spiega la cosa in questi termini:
“Bisogna distinguere nettamente e sistematicamente la riforma morale e intellettuale che i comunisti devono fare oggi grazie allo sforzo particolare e alla volontà che porta ognuno di loro a voler essere comunista, dalla riforma morale e intellettuale (in larga misura analoga per contenuto) che le masse popolari oggi non possono fare a causa delle condizioni in cui borghesia imperialista e il clero le confinano e che faranno via via nel corso della Guerra Popolare Rivoluzionaria ma soprattutto domani nella fase socialista (cioè dopo l’instaurazione del socialismo). Chiamare oggi le masse popolari a questa riforma come se fosse loro compito immediato, è anarchismo: in effetti se essa fosse possibile, sarebbe inutile il Partito. È principalmente sulla base della loro diretta esperienza assistita dall’opera del Partito che le masse popolarisi libereranno dalle abitudini, dalla condotta, dalla morale e dalle idee e concezioni che riflettono la condizione pratiche in cui la borghesia e il clero le confinano e assurgeranno a un livello morale e intellettuale superiore all’attuale. Ma chiedere di scrivere poesie a uno a cui per le condizioni materiali in cui vive nessuno insegna a scrivere, è pazzia di chi lo chiede.Confondere la rivoluzione morale e culturale che i comunisti devono compiere perché il loro partito sia all’altezza del suo compito, con la rivoluzione morale e intellettuale che farà delle masse popolari le protagoniste della società comunista (della “associazione nella quale il libero sviluppo di ciascuno è la condizione del libero sviluppo di tutti”) ha l’unico effetto pratico di limitare l’impegno nella rivoluzione morale e intellettuale dei singoli compagni e di conseguenza limitare la capacità dei singoli organismi del Partito e del Partito nel suo complesso di promuovere la Guerra Popolare Rivoluzionaria (…)” (in http://www.nuovopci.it/voce/comunicati/com2014/com.14.10.03.html)
Torniamo a Burgio, che continua dicendo che, secondo Gramsci, a differenza della scienza che governa l’azione del partito e il suo rapporto con i militanti “un’opinione non è un valore in sé (nel senso che non ha necessariamente a che fare con la libertà di chi la esprime) poiché può essere (di norma nella società capitalistica è) espressione inconsapevole di un punto di vista eteronomo, “ideologico”, plasmato dell’egemonia dell’avversario”. Gramsci, dice Burgio, “parla del necessario innalzamento del “livello ideologico” dei militanti e dell’esigenza di porli individualmente “in grado di orientarsi”
Il passo cui si riferisce Burgio è il seguente: “Perché il partito viva e sia a contatto con le masse occorre che ogni membro del partito sia un elemento politico attivo, sia un dirigente. 
Appunto perché il partito è fortemente centralizzato, si domanda una vasta opera di propaganda e di agitazione nelle sue file, è necessario che il partito, in modo organizzato, educhi i suoi membri e ne elevi il livello ideologico. Centralizzazione vuol dire specialmente che in qualsiasi situazione, anche dello stato d'assedio rinforzato, anche quando i comitati dirigenti non potessero funzionare per un determinato periodo o fossero posti in condizione di non essere collegati con tutta la periferia, tutti i membri del partito, ognuno nel suo ambiente siano stati posti in grado di orientarsi, di saper trarre dalla realtà gli elementi per stabilire una direttiva, affinché la classe operaia non si abbatta ma senta di essere guidata e di poter ancora lottare.
La preparazione ideologica di massa è quindi una necessità della lotta rivoluzionaria, è una delle condizioni indispensabili della vittoria.” (in La costruzione del partito comunista [CPC] 1923-1926, Einaudi, 1971, p. 56, in http://www.antoniogramsci.com/preparaz.htm)
Questo di cui Gramsci parla è un dovere conforme alle direttive dell’Internazionale Comunista, come dice lui stesso (vedi http://www.antoniogramsci.com/ferrea.htm). Attenersi a questo dovere, continua Burgio, secondo Gramsci “significa, senza possibilità di errore. Operare per l’emancipazione della classe operaia e del “proletariato di tutto il mondo” [e] non vi è conflitto tra libertà e disciplina comunista: disciplina proletaria di ferro” come la definiscono le Tesi di Lione (in CPC p. 505, e http://www.sitocomunista.it/marxismo/gramsci/tesi_lione/compattezza.html), ma anche “autonoma e spontanea” come leggiamo nella Città futura” Il passaggio citato da Gramsci infatti dice: “La disciplina borghese è l’unica forza che mantenga saldo l’aggregato borghese. Bisogna a disciplina contrapporre disciplina. Ma la disciplina borghese è cosa meccanica ed autoritaria, la disciplina socialista è autonoma e spontanea.” (in http://www.asterischi.it/buon-compleanno-antonio-gramsci-22011891#)
                                              
Commissione Rinascita Gramsci
Firenze 11 ottobre 2104

1 commento:

  1. Stiamo vivendo in una situazione di cambiamento epocale. È la stessa crisi con la sua gravità crescente a segnalare che il mondo deve cambiare e sta cambiando, e chi guida il cambiamento deve essere il primo a trasformarsi, a pensare e a vivere in modo nuovo. Questa trasformazione del mondo e nostra è stata la materia di cui si è occupato Antonio Gramsci.
    L’opera di Antonio Gramsci è oggetto di studio in tutto il mondo, e su di lui si sono scritti libri a migliaia. Uno degli ultimi è stato scritto da Alberto Burgio, professore all’Università di Bologna. Il suo titolo è "Antonio Gramsci. Il sistema in movimento". La Commissione Rinascita Gramsci ne parla domenica 19 ottobre, dalle ore 17, alla Casa del Popolo di Settignano, a Firenze, ospiti della Festa della Riscossa Popolare organizzata dal Partito dei CARC. Perché? Quali pregi ha questo libro rispetto ad altri?
    Un pregio è che pone attenzione alle questioni centrali dell’opera di Antonio Gramsci, e raccoglie molti riferimenti e molto utili, materia preziosa, che noi possiamo vagliare, cosa che faremo domenica.
    L’ obiettivo di Burgio è dimostrare che l’opera di Gramsci, che è enorme in estensione e in profondità, non è un insieme di frammenti sparsi, ma un sistema, un sistema, dice, che si muove. In realtà non è possibile riunire questa opera in un sistema organico e vivente dentro a un libro, o a più libri, o in un centro studi o in una fondazione. L’opera di Gramsci ha vita nella realizzare gli obiettivi che dichiara possibili e necessari, e la sintesi di quegli obiettivi è fare la rivoluzione socialista in Italia. È un fatto pratico.
    Si tratta quindi di fare la rivoluzione, e di farla in Italia, in un paese imperialista, cosa mai fatta da nessuno e su cui nessuno prima di Gramsci ha detto cose utili.
    Moltissimi nel nostro paese sperano in un cambiamento in senso progressista, perché dicono che non è possibile un cambiamento radicale, una rivoluzione. Altri dicono che una rivoluzione è possibile, ma in un futuro lontano. Altri dicono che la rivoluzione potrà scoppiare anche presto, come una rivolta, quando “la gente non ce la farà più”. Gramsci dimostra che tutto questo che si dice non è vero, e concordano pienamente con lui il Partito dei CARC che organizza la Festa di Firenze, e noi della Commissione Rinascita Gramsci. Gramsci sapeva e noi sappiamo che la rivoluzione è necessaria e possibile, e che la rivoluzione non scoppia, ma si costruisce avanzando come in una guerra. Di questo, a partire dai materiali che Burgio porta, parleremo domenica.

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